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M5S, Patuanelli in pole per il dopo-Di Maio

Il ministro dello Sviluppo economico potrebbe portare stabilità nella coalizione e lo pensano sia il premier sia gli alleati democratici

M5S, Patuanelli in pole per il dopo-Di Maio

Potrebbe essere Stefano Patuanelli a sostituire Luigi Di Maio come capo politico del Movimento 5 Stelle. Il ministro dello Sviluppo economico è infatti molto apprezzato sia dal premier Giuseppe Conte sia dai democratici. Nel frattempo sarà Vito Crimi il reggente dei grillini fino agli Stati generali del partito in programma dal 13 al 15 marzo.

Patuanelli potrebbe quindi assumere la guida del Movimento per consentire all’alleanza di governo più stabilità. Secondo quanto riporta La Stampa, lo pensano il presidente del consiglio e anche il titolare della Cultura Dario Franceschini. Inoltre, il senatore pentastellato ha intenzione di promuovere uno spirito riformista e progressista come hanno sottolineato anche i ministri Vincenzo Spadafora e Federico D’Incà. I tre esponenti grillini sono convinti infatti che il Movimento 5 Stelle debba orientarsi in quella direzione e guardare più a sinistra.

Lo stesso Patuanelli è poi stimato dai parlamentari che lo vorrebbero come leader o comunque con un ruolo di vertice all’interno del partito se si dovesse scegliere per una guida collegiale dopo Di Maio. Un altro nome che circola è quello della vicepresidente del Senato Paola Taverna, che ha dichiarato più volte l’importanza della continuità dell’esecutivo.

Un eventuale nomina di Patuanelli sarebbe un segnale importante sul futuro dell’alleanza con il Partito democratico. E sarebbe un’indicazione per una collocazione nell’area riformista secondo quanto indicato da Beppe Grillo. Questo progetto è sempre stato ostacolato da Di Maio ma se quest’ultimo dovesse lasciare ogni incarico, sarebbe più semplice rafforzare la coalizione e orientarla chiaramente in contrasto con il polo sovranista. A tal proposito, anche il segretario del Pd Nicola Zingaretti ha evidenziato che è quanto mai imprtante schierarsi contro la destra.

In vista degli Stati generali, quindi, si aprirà un confronto tra i progressisti e il fronte sovranista del Movimento, mentre in mezzo ci sarà Di Maio che cercherà di far valere il suo peso politico. Per il ministro degli Esteri sarà però difficile avere la meglio perché Conte e Grillo spingono verso l’ala riformista.

Intanto il premier si è detto dispiaciuto della decisione del ministro degli Esteri e allo stesso tempo ha sottolineato che non ci saranno ripercussioni sull’esecutivo, anche se la Lega dovesse vincere le elezioni in Calabria e in Emilia-Romagna.

Da lunedì, Conte si dovrà occupare del programma di governo per i prossimi tre anni.

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