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M5S, il ricorso che fa tremare Grillo e i suoi

Un ricorso in 41 pagine contro le nuove regole dei Cinque Stelle

M5S, il ricorso che fa tremare Grillo e i suoi

Quarantuno pagine e dodici punti di contestazione. Un ricorso che fa tremare il Movimeno Cinque Stelle che si trova a dover affronare in tribunale tre espulsi - poi reintegrati a colpi di sentenze dei tribunali - che dichiarano battaglia alle nuove regole formate dal nuovo "Non Statuto e Regolamento" e dal codice etico votato online nelle scorse settimane.

A guidarli c'è l'avvocato Lorenzo Borré, che è pronto a contestare fino all'ultimo cavillo. Nel testo, che sarà presentato domani al Tribunale di Roma e in possesso dell'Adnkronos, si sostiene "la nullità, o in subordine l'annullabilità", di Regolamento, Non Statuto e codice etico, ovvero tutti quei documenti che costituiscono l'ossatura del M5S.

Tra le motivazioni presentate dai ricorrenti, c'è innanzitutto la violazione dell'articolo 36, 21 e 23 del codice civile "per inesistenza di delibera assembleare". Per la legge, viene ricordato nel testo, "occorrono la presenza di almeno tre quarti degli associati e il voto favorevole della maggioranza dei presenti", mentre alle votazioni sul blog per dare il via libera a nuovo regolamento e non statuto "ha partecipato il 67% degli iscritti". Per i ricorrenti "le modalità imposte da Beppe Grillo rappresentano invece un mero simulacro di partecipazione democratica che oblitera qualsiasi possibilità di effettiva formazione della volontà interattiva degli iscritti e, in primo luogo, quella funzione di indirizzo decisionale che compete agli associati a norma dello Statuto e che rappresenta il cuore dell'idea associativa".

Ma Borré, nell'atto di impugnazione delle nuove regole grilline, tira in ballo anche "la distorsione informativa circa le finalità di votazione", nonché il fatto che dal voto siano stati "arbitrariamente esclusi gli associati iscritti tra il 1.1.2016 e il 25.9.2016". Per i ricorrenti, inoltre, Regolamento e Non Statuto andrebbero annullati anche perché non si consentiva agli iscritti "di individuare quale fosse il testo del regolamento che avrebbe dovuto integrare lo Statuto", di conseguenza "l'approvazione di tale modifica si è illegittimamente risolta nella votazione di una norma in bianco". Questo passaggio fa riferimento al fatto che, sul blog di Grillo, all'epoca del voto c'erano due opzioni di Statuto sottoposte al voto, con e senza espulsioni. Una volta avvenute le votazioni, il Regolamento è stato integrato con lo Statuto più votato dalla Rete, ovvero la versione più dura.

Dopo aver richiamato i diversi articoli del codice civile con cui le nuove regole 5 Stelle cozzerebbero, i ricorrenti -a partire dal punto 6- si soffermato sulla "nullità" di diversi commi del nuovo Regolamento. Tra le motivazioni, il fatto che la disciplina "viola il principio paritario dell'uno vale uno attribuendo al Capo politico e al Comitato d'appello poteri decisionali superiori a quelli del singolo associato in violazione del principio di pariteticità degli iscritti".

Naturalmente nel ricorso viene dichiarata anche la nullità di sanzioni ed espulsioni, sia per "la genericità e l'indeterminatezza delle condotte sanzionabili", sia per "violazione del principio delle minoranze delle associazioni sancito dal Dl 149/2013", riguardo al passaggio in cui il nuovo regolamento vieta promozione, organizzazione e partecipazione a cordate o gruppi riservati di iscritti.

Quanto alle condotte che abbiano provocato lesione all'immagine o perdita di consensi per il M5S, richiamate nelle nuove regole tra i motivi suscettibili di sanzioni, i ricorrenti si appellano all'"indimostrabilità oggettiva" di tale formula. Ma c'è anche, nel documento presentato in Tribunale, un richiamo alla violazione dell'articolo 21 della Costituzione, laddove si prevede l'espulsione per chi, "sottoposto a procedimento disciplinare, rilasci dichiarazioni pubbliche relative al procedimento medesimo". Una norma che, per i ricorrenti, "sembra confezionata su misura per il caso Pizzarotti". Nel ricorso, si punta il dito anche contro il neo collegio dei probiviri previsto dalle nuove regole: "La limitazione della scelta e della candidabilità alla carica di proboviro - si legge - dei soli componenti dei gruppi parlamentari del MoVimento 5 Stelle indicati dal Capo Politico è da considerarsi nulla in quanto viola il principio di nomina assembleare e di scelta autonoma da parte dei soggetti sottoposti all'autorità disciplinare di tale Collegio, nonché il principio di uguaglianza tra associati".

Infine, nell'esposto si mette in discussione anche la validità del codice etico M5S approvato la scorsa settimana e che tanto ha fatto discutere, dentro e fuori il Movimento. "E già stato adottato un ulteriore regolamento (cosiddetto codice etico) - si legge infatti nelle carte - con il voto di un numero di votanti inferiore al quorum di un terzo degli iscritti, regolamento che si inquadra come una vera e propria appendice dello Statuto, in quanto introduce una serie di obblighi in capo agli associati e di poteri in capo a organismi ristretti (Garante del Movimento, carica non prevista dallo Statuto, Collegio dei Probiviri, Comitato d'appello e …. Gestore del Blog!) che competono invece all'assemblea".

I ricorrenti segnalano "il rischio di moltiplicazione di provvedimenti che incidono nell'ordinamento interno dell'associazione, adottati in forza del Regolamento e delle modifiche statutarie qui impugnate, con conseguente moltiplicazione degli oneri di impugnazione ovvero di consolidamento di posizione penalizzanti la democraticità dell'associazione e la funzione sovrana dell'assemblea e segnatamente della maggioranza assembleare".

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