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M5s in rivolta contro Di Maio. Grillo in campo: "Scontento"

Dal fondatore a Morra e Giarrusso, i big criticano il capo su Tav e "mandato zero". L'autodifesa: non dividiamoci

M5s in rivolta contro Di Maio. Grillo in campo: "Scontento"

Forse per la prima volta, consultando le fonti del M5s non si ottengono risposte che tendono a minimizzare la crisi interna. Anche perché il fondatore, Beppe Grillo, in un post su Facebook esprime tutto il suo disagio rispetto al governo che ha dato il via libera alla Tav: «Il senso di questa opera inutile lo abbiamo sotto gli occhi tutti quanti. Sono molto scontento della situazione che si è venuta a creare».

Per questo, in serata il capo Luigi Di Maio su Facebook prova a reagire e a difendersi. Nella sua diretta spiega «noi restiamo contrari», «la Tav è un regalo alla Francia», «non lasciamoci dividere»...

Insomma, gli effetti sui gruppi di Camera e Senato ancora non si possono quantificare, ma la bomba è scoppiata. Anche se, alla fine, soprattutto tra i parlamentari degli altri partiti c'è chi giura: «Forse se ne andranno in un paio». Però la tensione c'è e il clima è più rovente al Senato, dove i numeri sono ballerini. Nicola Morra, presidente della commissione Antimafia, ha espresso il suo disappunto per la scelta sulla Tav. Il senatore calabrese in un video su Facebook l'ha messa giù così: «Prima il mandato zero e poi la questione Tav, a me sembra che ci sia un pochino di confusione, che vorrei invitare a combattere facendo chiarezza, perché il M5s è nato per dire la verità». L'assalto di Morra è stato il più duro della giornata: «Siamo nati dicendo che la Tav non si sarebbe dovuto fare», ha detto specificando che il via libera all'opera sarebbe «pura follia». E poi la nota di colore: «Presto mi rivedrete con la cravatta No-Tav».

Ma è evidente, ragionano anche gli stellati più inesperti, che la linea di Luigi Di Maio di dire no in Parlamento altro non è che una «melina» finalizzata solo a buttare la palla in tribuna. Speculari a quelle di Morra sono le considerazioni che Beppe Grillo sta facendo recapitare attraverso i suoi ambasciatori: «La Tap, l'Ilva, la Tav è solo l'ultimo tassello...», sospira il fondatore. Mentre Davide Casaleggio, approvata la svolta sull'Alta velocità, sarebbe ancora irritato dalla confusione sulla riorganizzazione del M5s. E Morra ha concluso: «Parlo da iscritto alla piattaforma Rosseau, possiamo votare il 25 e 26 luglio, decidere: non è una ratifica, è una scelta». Il più turbato è il senatore piemontese Alberto Airola, che ha così commentato la posizione del capo politico: «Non la condivido perché è una posizione pilatesca, un modo per lavarsi le mani del fatto che Conte abbia detto sì, quando poteva dire no. Ora noi voteremo no, saremo bravi a votare contro il Tav mentre tutti gli altri voteranno a favore. Quello di Di Maio è un imbroglio». Airola comunque ha detto di non volersi dimettere, né dal M5s, né dal Senato.

Infuocata la chiosa del senatore Mario Michele Giarrusso, fino ad ora organico a Di Maio: «Quando è nato il M5s, 12 anni fa, è nato anche sulle battaglie della Tav. Ricordiamo che Grillo si è beccato una condanna penale in un cantiere della Tav. Oggi doveva essere il giorno in cui la Lega doveva dare spiegazioni, invece è diventata la Caporetto del Movimento», ha detto precisando che il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli «non si deve muovere da lì». Gianluigi Paragone è tormentato: «Alla politica mancano visione e coraggio», ha detto. E ha annunciato di voler girare l'Italia per scusarsi con gli attivisti.

Da Montecitorio arrivano voci più rassicuranti: «Al momento alla Camera non dovrebbe uscire nessuno», dice un deputato senza nascondere l'ansia. Nel primo pomeriggio, durante il question time alla Camera, Conte ha ribadito che la Tav va avanti perché l'Italia non può permettersi di pagare le penali per l'annullamento dell'accordo con la Francia.

E i grillini aspettano una votazione surreale in cui loro diranno no e il resto dell'Aula dirà sì.

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