Politica

Il M5s vuole Fico alla Camera e pone il veto su Romani

Si sciolgono i primi nodi nella matassa dei presidenti del Parlamento. Il prudente ottimismo di Mattarella

Il M5s vuole Fico alla Camera e pone il veto su Romani

E intanto è arrivata la primavera. Fa ancora freddo, incombe Burjan, il nuovo governo è avvolto nella nebbia, eppure Sergio Mattarella, ricevendo sul Colle i premi David di Donatello, intravede il cambio di stagione. Anche per la politica? «Auguro a chi lavora nel cinema - dice - e non solo a voi una nuova primavera». Il percorso sarà lungo, difficile, contraddittorio, non impossibile. Il tempo aiuterà. Ma la regola aurea, spiega il capo dello Stato, resta «il metodo del confronto». Insomma, la chiave della crisi, come quella del cinema, è in «un proficuo dialogo in Parlamento». Ha funzionato per il grande schermo: «La nuova legge può aiutare produttori, distributori, autori e l'intero settore». Può funzionare pure per il governo.

Dal Quirinale diffidano dall'interpretare queste parole come un nuovo appello ai partiti perché si sbrighino a trovare un'intesa. Siamo ancora in piena trattativa per i presidenti delle Camere e, «quando lavora il Parlamento, il presidente tace». Mattarella, che in questa prima fase si limita ad osservare, però registra i segnali altalenanti in arrivo dalle forze politiche. Le prove di intesa tra centrodestra e M5s, sulle presidenze; l'indicazione grillina per Roberto Fico alla Camera per placare l'opposizione interna in caso di accordo con il Cav; il via libera di Matteo Salvini a Forza Italia per il Senato; il no del M5s a Paolo Romani; la riapertura dei caminetti senza Renzi nel Pd; il post distensivo di Beppe Grillo: «Siamo di fronte ad una opportunità unica. Possiamo cambiare rotta. Sarebbe un bene per tutti, siamo sulla stessa barca».

Indicazioni contrastanti, di cui il capo dello Stato tiene conto quando in mattinata parla a una platea di attori e registi, riuniti nel Salone dei Corazzieri. Con i premi David si mostra molto ottimista e positivo. «Abbiamo le risorse intellettuali, le energie umane, le forze organizzative per affrontare la nuova stagione con fiducia». Mattarella si riferisce al futuro della nostra industria cinematografica, ma le sue frasi di speranza possono assumere un significato più generale, di fronte ad una situazione politica che sembrerebbe bloccata. In Italia non mancano «risorse, energie e organizzazione» e quindi, trasferendo il senso del discorso su un piano più generale, magari, chissà, c'è materia anche per uscire dall'imbuto post-elettorale.

Certo, non sarà una passeggiata, ci vorranno settimane, forse mesi. Quindi non bisogna avere fretta, però ci sono le urgenze di un Paese, dei suoi conti pubblici e dei suoi impegni internazionali. L'Italia va governata e infatti, come plastica dimostrazione che la vita deve andare avanti, ecco che dopo il mondo il cinema sul Colle sale Paolo Gentiloni, accompagnato dai ministri Alfano, Minniti e Calenda e i sottosegretari Boschi e Gozi: un pranzo di lavoro per preparare il prossimo Consiglio europeo di Bruxelles. Brexit, Russia e Turchia gli argomenti trattati a tavola. Nessun accenno diretto, pare, alla situazione politica italiana.

Per il premier uscente sono previsti tempi supplementari. Nei prossimi giorni, quando le Camere avranno eletto i loro organismi di rappresentanza e la legislatura partirà ufficialmente, Gentiloni tornerà al Quirinale per rassegnare le dimissioni. Mattarella le accetterà ma, come vuole la prassi, lo pregherà di restare in carica per il disbrigo degli affari correnti. Dopo il crollo alle urne del Pd, Gentiloni non è più l'asso in mano al capo dello Stato, una carta da giocare in caso l'impasse si prolunghi. Però la sua supplenza per l'ordinaria amministrazione può durare ancora parecchio.

Siamo solo all'inizio.

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