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"Macché boom, è recessione". Confindustria contro Di Maio

Il vicepresidente Stirpe: «Il Paese si avvia al declino: le stime di crescita del governo sono irrealizzabili»

"Macché boom, è recessione". Confindustria contro Di Maio

Un Paese condannato a un declino inesorabile. È quello che osserva il vicepresidente di Confindustria, Maurizio Stirpe, commentando le ottimistiche previsioni di un nuovo boom economico formulate dal vicepremier Luigi Di Maio. «Mi auguro che abbia ragione lui - racconta stirpe al blog alessioporcu.it - purtroppo sto con i piedi per terra e non ho elementi per alimentare questa visione: penso che un Paese senza infrastrutture, sia fisiche che telematiche, è destinato a declinare». E l'Italia, esaminata in tutte le sue componenti, «è un Paese che sta declinando progressivamente, nei livelli di benessere collettivo e di benessere individuale».

Il vicepresidente di Confindustria ritiene, inoltre, difficile raggiungere l'obiettivo di crescita dell'1% del Pil nel 2019 fissato dalla Nota di aggiornamento del Def in quanto la prospettiva economica indica una stagnazione se non addirittura una recessione a fronte della quale il sistema produttivo è assolutamente impreparato. Secondo Stirpe, ci troviamo al «termine fisiologico di un ciclo espansivo che è durato dal 2014 alla fine del 2018» e sull'anno che è appena cominciato incideranno in modo importante una serie di fattori dalla politica commerciale degli Stati Uniti d'America alla Brexit, infine «bisognerà valutare le conseguenze della fine del Quantitative easing». Per questi motivi «le proiezioni non confortano la previsione del governo che prevede una crescita intorno all'1%».

In quest'ottica Stirpe, che produce componentistica per auto, giudica negativamente l'ecotassa istituita dalla legge di Bilancio. «È una misura - spiega - in contraddizione con gli obiettivi di tutela dell'ambiente: si sarebbe dovuto penalizzare chi ha auto con motori Euro 0, Euro 1, Euro 2 ed Euro 3 e contestualmente incentivare chi cambiava vetture di questo genere» e invece «si è andati ad incentivare oltre misura l'elettrico in un momento in cui il Paese non è in alcun modo strutturato» per acquisti massicci. Fca, prosegue, aveva programmato il rilancio dei brand Alfa Romeo, Maserati e Jeep. «Si è fatta un'ecotassa che penalizza chi compra vetture di alta gamma e quindi il provvedimento è esattamente contrario allo sviluppo delle politiche di Fca», conclude preconizzando un impatto negativo in termini occupazionali.

Anche il direttore generale di Confindustria, Marcella Panucci, ha evidenziato come «il rischio recessione, dopo i dati Istat sulla produzione industriale, quest'anno sia davvero concreto». Misure come il reddito di cittadinanza non aiutano a recuperare il terreno perduto. «Il problema è che il rallentamento della crescita non viene solo da un contesto internazionale, ma anche da un rallentamento della domanda interna», ha aggiunto Panucci rilevando che «le misure migliori, quelle che agiscono sulla domanda interna sono quelle che sostengono il lavoro e gli investimenti privati, mentre misure di carattere assistenziale hanno effetto molto, molto limitato»

Valutazioni condivise anche da Marcello Messori, docente di economia alla Luiss (l'università confindustriale). Se i dati sui servizi dovessero confermare la brusca frenata della produzione industriale, «saremmo tecnicamente in recessione, ma per dirlo bisogna aspettare la panoramica completa sull'intera economia; bene che vada si andrà in uno stato di stagnazione», ha spiegato Messori aggiungendo che ciò inciderebbe sulle dinamiche di bilancio pubbliche.

La manovra, precisa, «che già aveva degli equilibri molto fragili sarebbe ancora più difficile da realizzare» e anche «gli investimenti pubblici uscirebbero molto ridimensionati» a fronte di un modesto impatto del reddito di cittadinanza.

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