Sparatoria a Macerata

Macerata tra rabbia e paura vuole giustizia per Pamela

Fischiato Minniti: «Fai la passerella solo ora». La piazza chiede il «pugno di ferro». La famiglia: «No a vendette»

Macerata tra rabbia e paura vuole giustizia per Pamela

Parla lo zio, ma anche l'uomo di legge. Da una parte il dolore per aver perso una nipote «positiva» e «solare», sebbene attanagliata nella morsa dei suoi tanti problemi; dall'altra la responsabilità di chi per professione ha scelto il dogma del diritto.

L'avvocato Marco Valerio Verni ha la voce sommessa, ma determinata, di chi ha l'anima squarciata da una tragedia. Pamela aveva 18 anni, che è l'età della felicità. Non l'età per morire, uccisa come in un film horror. Eppure è proprio questo che è capitato a Pamela Mastropietro, che non era né una «drogata» né una «balorda», ma la figlia di una famiglia perbene. Che non l'ha mai abbandonata. Che voleva farla rinascere dopo una di quelle brutte caduta che possono capitare a tutti, compresi i nostri figli.

L'avvocato Verni, nonostante l'angosciante drammaticità di questa vicenda, riesce a mantenere la calma e a sostenere l'unica tesi socialmente responsabile: «Invitiamo tutta la comunità maceratese e non solo a calmare i toni. Quello che sta avvenendo a Macerata è ingiustificato, non si può rispondere a un atto di barbarie con altrettanta barbarie. Non bisogna farsi giustizia da soli», spiega al Giornale.

Lo stesso legale ha smentito falsità e inutili schizzi di fango. «Voci» diffuse in buona fede (almeno si spera) che in realtà erano fake news: «Pamela non conosceva Luca Traini (il giovane «pistolero» arrestato ieri a Macerata ndr) non aveva mai avuto nessun rapporto con lui, esattamente come non conosceva il nigeriano ora accusato di averla ammazzata», sottolinea l'avvocato Verni. Che aggiunge: «Era impossibile per lei avere rapporti con gente esterna alla struttura dove si trovava in cura dall'ottobre scorso. Pamela stava preparando un libro-testimonianza sulla sua storia. Voleva che lo leggessero tutti i ragazzi che si trovavano nelle sue stesse condizioni. Aveva intrapreso un cammino di ricostruzione, dopo che un anno e mezzo fa l'incontro con una persona sbagliata aveva fatto crollare le sue certezze di adolescente amante della vita e dell'amore».

Centinaia le testimonianze di chi descrive Pamela per quella che davvero era: una ragazza che sognava esattamente le stesse cose delle sue coetanee, ma che era finita in un giro sbagliato per colpa di un compagno sbagliato.

Ieri Macerata ribolliva di rabbia. Un clima di tensione che ha travolto anche il ministro dell'Interno, Marco Minniti. La città gli ha riservato un'accoglienza tutt'altro che amichevole: contro di lui contestazione fortemente emotiva («Basta con le passerelle politiche», «Perché Minniti viene qui solo ora?»). E poi le urla che invocavano «vendette» e «pugno di ferro», cui la madre di Pamela ha saggiamente posto un freno attraverso la dignità nel suo dolore e la saggezza di un appello tutt'altro che scontato, visto il clima di rabbia che si respira in queste ore non solo a Macerata ma anche in tutto il Paese: «La violenza non può essere la risposta alla tragedia che ci ha colpiti. Ci sono le aule di giustizia per assicurare i responsabili di questo brutale omicidio». Senza trascurare le modalità (ancora poco chiare) con le quali Pamela si è ritrovata fuori dalla comunità nel giorno del suo incontro con il nigeriano che ha sancito la fine della 18enne. Un abominio - inutile negarlo in nome del solito buonismo - che rimanda ai temi caldi dell'accoglienza e dell'integrazione dei migranti: roba «ideologica», perfetta in campagna elettorale per raccattare da fronti opposti consensi a buon mercato.

Tante iene, in giro. E pochissima sensibilità. «L'unica esponente politica che ha sentito il dovere morale e civile di fare una telefonata di solidarietà alla famiglia Mastropietro è stata Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia», nota l'avvocato Verni.

Intanto il gip di Macerata ha convalidato l'arresto di Innocent Oseghale, accusato di omicidio, vilipendio e occultamento del cadavere di pamela.

Il 29enne nigeriano si è avvalso, per ora, della facoltà di non rispondere.

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