Economia

Macigno sulle banche: servono 40 miliardi. I titoli crollano in Borsa

Fari della vigilanza Ue sul nostro sistema di credito. Il timore di maxi ricapitalizzazioni

Macigno sulle banche: servono 40 miliardi. I titoli crollano in Borsa

Alle banche italiane servono 40 miliardi. La cifra continua a circolare e in Borsa i titoli del credito continuano a crollare. Come si arriva a questo numero? Secondo il mercato, la valutazione degli oltre 80 miliardi di sofferenze nette che infestano i bilanci non è corretta. Gli investitori credono che debbano valere circa la metà, ovvero 40 miliardi. Dunque, in futuro le banche italiane potrebbero essere costrette a ricapitalizzarsi per una cifra identica, pari alla differenza tra la valutazione dei crediti deteriorati «a libro» e quanto i possibili acquirenti sono disposti a pagare.

Ad alimentare la tensione è la lettera inviata il giorno prima del referendum sulla Brexit dalla Bce al Monte dei Paschi. A Siena viene chiesto di smaltire 10 miliardi di sofferenze nel prossimo triennio e di presentare un piano di intervento entro l'8 luglio. «La missiva non è né un diktat, né un ultimatum né una ritorsione contro Renzi che fa la voce grossa con Bruxelles», commenta una fonte riferendosi all'articolo apparso ieri sul Financial Times in base al quale il premier sarebbe pronto a sfidare la Commissione Ue per ricapitalizzare gli istituti di credito nazionali. Di certo, però, mentre il confronto con Bruxelles resta aperto i riflettori della vigilanza unica europea sono ben accesi sulle nostre banche. E il problema è che la copertura attuale dei Npl (non performing loans, i crediti deteriorati) del Monte è al 63% e per arrivare all'80% mancherebbero 3,5 miliardi. La spia accesa sul Monte potrebbe accendersi anche per altri istituti. Senza dimenticare che il totale delle sofferenze nette ammonta a 87 miliardi e il totale delle capitalizzazioni di tutti gli istituti italiani non arriva a 60. Il governo ha le mani legate, se interviene (ma poi con quali quattrini?) la Ue alza il cartellino giallo degli aiuti di Stato. A occuparsene per ora può essere un solo soggetto: il fondo Atlante che è intervenuto in extremis per salvare le popolari venete ma che già dalla sua costituzione, prevedeva che il 30% delle risorse in dotazione potesse essere destinato alla gestione degli npl. La raccolta di nuove munizioni (dai 3 ai 5 miliardi) va avanti in questi giorni presso fondi pensione, investitori istituzionali anche esteri bussando anche alla porta delle casse previdenziali. La Commissione ha inoltre concesso a Roma di riconoscere fino al 31 dicembre di quest'anno una garanzia pubblica sulle obbligazioni bancarie senior di nuova emissione, una mossa preventiva a fronte di ipotetiche crisi di liquidità. Lo schema prevede un plafond massimo pari a 150 miliardi. Ma un conto è la liquidità, un altro è il capitale di cui potrebbe avere bisogno la banca eventualmente bocciata agli esami europei.

Nonostante il governo italiano abbia ribadito di voler affrontare i problemi del sistema bancario utilizzando «soluzioni di mercato, nel rispetto delle regole vigenti in Europa» (quelle sul bail in), la pressione in Borsa resta alta: l'indice Ftse Mib ieri ha perso l'1,74%.

Protagonista in negativo è stato Mps (-13,9%) ma sono andati giù anche i titoli del Banco Popolare (4,5%), Bper (6,7%), Intesa (3,04%) e Unicredit (3,6%).

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