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Macron abbandonato da un ministro e scaricato nei sondaggi: ora è crisi

Si dimette Nicolas Hulot (Ambiente): "Scarsi risultati sul clima e la lobby dei cacciatori domina. Un cumulo di delusioni"

Macron abbandonato da un ministro e scaricato nei sondaggi: ora è crisi

«È uno scherzo?» chiede la ministra per le Pari Opportunità Marlène Schiappa quando in diretta su Radio Classique le chiedono di commentare la notizia delle dimissioni del collega di governo, il ministro della Transizione ecologica Nicolas Hulot. Ed è evidente da subito che l'annuncio dell'addio del più popolare rappresentante del governo francese, 63 anni, ex giornalista divenuto star della tv per il suo impegno ambientalista, non sia stato anticipato a nessuno. È una bomba che esplode in faccia al numero uno dell'Eliseo, pur se a distanza, mentre il presidente si trova a Copenaghen, in Danimarca, prima tappa di un giro delle capitali europee per ricucire la tela della Ue.

Reduce dall'estate infuocata del caso Benalla, Emmanuel Macron rimane ora scottato dal clima, non solo quello meteorologico al centro delle dimissioni, ma soprattutto quello politico che si respira in patria. Hulot si dimette a sorpresa dichiarando infatti a France Inter che la missione su ambiente e lotta al cambiamento climatico è fallita, nonostante la battaglia ecologista sventolata dall'esecutivo. La squadra del presidente perde pezzi proprio mentre Macron è in missione come caposquadra del fronte europeista, che intende compattare contro gli euroscettici nel frattempo riuniti a Milano (Salvini e l'ungherese Orban).

«Ho preso la decisione di lasciare il governo. Non voglio mentire oltre, non voglio mantenere l'illusione che la mia presenza significhi che siamo all'altezza delle sfide», dice in diretta Hulot. Che poi va giù più duro: «Mi sono sentito solo, non ho poteri, non ho influenza, c'è solo un cumulo di delusioni, non ci credo più». Prima questione scottante, quella che brucia di più: la caccia, dopo l'annuncio del governo di voler dimezzare il costo della licenza e semplificarne l'ottenimento, mentre lunedì (ed ecco la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso) a una riunione dell'esecutivo partecipava a sorpresa il potente Thierry Coste (rappresentante della Federazione nazionale dei cacciatori), «sintomo della presenza delle lobby nei cerchi del potere», denuncia Hulot. Sul tema, l'animalista Brigitte Bardot aveva dato del «rammollito e codardo» al ministro per non aver vietato almeno la caccia più crudele. Seconda questione: i pesticidi, sulle cui restrizioni sono stati registrati «solo piccoli passi».

L'uscita di scena di Hulot era stata chiesta a gran voce un paio di settimane fa proprio dalla diva francese. Ma Hulot ha giocato in contropiede, e d'impeto, con grande disappunto del governo, che commenta irritato: «La più elementare delle cortesie sarebbe stata di informare prima il presidente e il primo ministro». E invece Macron, dalla Danimarca, è costretto a commentare le dimissioni dichiarando di rispettare la decisione di Hulot, definendolo «uomo libero» e sostenendo di contare sul suo impegno in futuro.

Il danno di immagine è forte per il presidente che l'anno scorso ha organizzato una grande conferenza sul cambiamento climatico a Parigi, dove nel 2015 è stato firmato il più importante accordo per contrastare il riscaldamento globale. «Macron deve smetterla di dare la precedenza agli interessi delle industrie e delle multinazionali», tuona il direttore esecutivo di Greenpeace Francia, dandogli un'altra mazzata. Ed è solo l'ultima di una serie di batoste subite da Macron nella rovente estate squagliatasi al sole del caso Alexandre Benalla, la onnipresente e onnipossente guardia del corpo finita nei guai per aver picchiato i manifestanti del primo maggio e poi rivelatasi ben più che un braccio destro, tanto da costringere Macron a negare pubblicamente fosse il suo amante. Un agosto incandescente sintetizzato da un recente, impietoso sondaggio (Elabe per Bfm-Tv): il 54% dei francesi è deluso dal presidente, l'80% lo vede «autoritario» e il 60% si dice «inquieto» per la sua leadership.

Dall'elezione del maggio scorso a oggi, Macron ha perso quasi 30 punti percentuali (dal 62% al 34%).

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