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Macron chiude l'Ena. Addio alla scuola d'élite che sfornava presidenti

Creata da de Gaulle nel 1945, era la fucina dell'aristocrazia statale: poco rappresentativa

Macron chiude l'Ena. Addio alla scuola d'élite che sfornava presidenti

L'idea lanciata da Emmanuel Macron dopo la crisi dei gilet gialli - che lamentavano un governo «parigicentrico» disconnesso da una Francia rurale a cui la carbon tax cambiava il fine mese - ieri ha trovato la sua «rivoluzione profonda»: l'Ena, la Scuola Nazionale di Amministrazione parigina, creata nel 1945 dal generale de Gaulle, lascerà spazio a un nuovo istituto «in termini di reclutamento» nel servizio pubblico. Macron lo ha annunciato in videoconferenza a 500 tra prefetti, ambasciatori, manager, burocrati e rettori. Lui stesso è tra i diplomati Ena, ma la considera ormai «poco rappresentativa».

All'amministrazione transalpina servono persone che conoscano «povertà, ecologia e discorso scientifico», dice il presidente. «Bisogna aprirsi, attirare profili più variegati, da tutte le università e non solo da Science Po», l'altra fabbrica delle élite francesi. Troppo elitaria e tecnocratica per continuare a esistere, l'Ena che per 76 anni ha sfornato funzionari quasi per inerzia non esisterà più. Diventata bersaglio-simbolo della casta, la «cantera» di classe dirigente chiude, nominalmente, per cambiare volto e approccio.

In atto c'era già un processo di auto-riforma, di delocalizzazione a Strasburgo per dare un segnale rispetto a funzionari «tutti o quasi parigini». Quando a febbraio 2019 Macron espresse la volontà politica di sviluppare una nuova fucina dello Stato «dal basso», con l'idea di portare al timone delle istituzioni ogni ceto sociale a prescindere dalla condizione economica, ci fu una levata di scudi da parte di certi tecnocrati. Stop a rette costosissime, più contributi statali per investimenti in formazione e accesso fondato su criteri meritocratici.

Basta élite in quanto tale e figli di papà. Ieri l'inevitabile tegola: la chiusura dell'Ena, su cui Macron ha scritto: «Nuovo inizio». La sostituirà con l'«Istituto di servizio pubblico» (Isp) per aprire le scuole dell'amministrazione a giovani di origini più umili della sua (che dell'Ena è diplomato illustre) affinché «nessun ragazzino nella République dica: la carriera di Stato non è per me».

La più cupa osservazione dell'ex alunno è sull'ascensore sociale francese, che «funziona meno bene di 50 anni fa» con mobilità «molto bassa». Servono «nuove realtà sul campo». I rimproveri alla scuola riguardano diplomati «talvolta disconnessi» dalla realtà: tecnocrati dal pensiero unico, fatti con lo stampino. Macron vuole introdurre una sorta di controllo qualità nei gangli dello Stato.

La fine dell'Ena era nell'aria, ma c'era chi pensava che l'Eliseo avesse abbandonato il progetto. Ecco invece il piano per la nuova «cantera» di una nuova aristocrazia di Stato. La riforma, preparata dal ministro Amélie de Montchalin, vuol «offrire un servizio pubblico più vicino, anche di prossimità, più efficiente, trasparente e più benevolo», spiega l'Eliseo. Abolita l'Ena, benvenuto Isp. Fine di un'era che dura dal 1945, del laboratorio da cui sono usciti futuri ministri, premier e presidenti.

Promessa dopo la rivolta dei gilet gialli, è (quasi) realtà.

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