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Macron conquista le città. A Parigi Le Pen si ferma al 5%

Paese diviso alle urne: addio degli operai alla sinistra Gli anziani con Fillon, i ragazzi scelgono Mélenchon

Macron conquista le città. A Parigi Le Pen si ferma al 5%

Francia divisa, ma - come previsto dai sondaggi per una volta impeccabili e poi confermato dai risultati - non più in due ma in quattro. La mappa del voto del primo turno delle presidenziali mostra che ognuno dei quattro candidati principali è riuscito a primeggiare in almeno un paio di dipartimenti (che equivalgono alle province italiane), e comunque a non sfigurare in nessuno - con la marcata eccezione della Le Pen «massacrata» a Parigi. Del resto, entrambi i candidati giunti alle spalle dei due approdati al secondo turno hanno sfiorato il 20 per cento del voto totale: un fenomeno senza precedenti.

Detto questo, la mappa mostra che una buona parte della Francia profonda (soprattutto nell'Est del Paese, dai confini col Belgio al Mediterraneo) ha affidato a Marine Le Pen la maggioranza relativa (senza però mai superare la quota del 35%), mentre il vincitore del primo turno Emmanuel Macron ha ereditato con discreta precisione le regioni che cinque anni fa avevano consegnato l'Eliseo a François Hollande. A François Fillon e Jean-Luc Mélenchon rimane la soddisfazione di aver prevalso rispettivamente in cinque e tre dipartimenti, Mélenchon addirittura col 34% nel rossissimo Seine-Saint Denis.

Parigi ha mostrato una netta differenza rispetto al resto della Francia. Nella capitale Macron ha sfiorato il 35%, con Fillon secondo con un più che rispettabile (viste le premesse) 27%.; disastroso l'esito di Marine Le Pen, che si è fermata al 5% nonostante proprio Parigi sia stata teatro dei più sanguinosi episodi di terrorismo islamico. Nel resto del Paese, confermata solo in parte la previsione di Macron vincitore nelle città e Le Pen nelle campagne: il fondatore di «En Marche!», infatti, ha quasi eguagliato lo score della leader frontista in provincia.

Questo sotto l'aspetto territoriale. Ma sono ancor più interessanti le divisioni dal punto di vista sociale, demografico e delle motivazioni. Dall'analisi del voto emerge ad esempio che gli operai, delusi da una sinistra che sembra preoccuparsi più degli immigrati e delle minoranze in generale che dei loro destini, hanno scelto per il 37% la Le Pen, mentre i disoccupati hanno preferito il fiammeggiante messaggio marxista di Mélenchon. Le Pen gettonatissima (32%) anche fra gli impiegati, mentre Macron ha conquistato elettorati più istruiti come i quadri dirigenti e i professionisti. Quanto a Fillon, ha confermato di avere un seguito particolarmente fedele tra i cattolici (il 44% ha votato per lui) e gli agricoltori.

Veniamo alle scelte fatte in base all'età degli elettori. Qui Fillon - apprezzatissimo dai pensionati - e Mélenchon, idolo dei giovanissimi, stanno agli estremi opposti. In particolare, Fillon ha rastrellato il 45% dei voti degli ultrasettantenni, mentre Mélenchon ottiene il 30% da chi ha meno di 25 anni. Si potrebbe dire che questi dati dimostrano la perfetta attualità di un detto celebre di Raymond Aron che risale a oltre mezzo secolo fa: «Chi non è comunista a vent'anni è senza cuore, ma chi lo è ancora a cinquanta è senza cervello».

Gli analisti confermano invece che Macron e Le Pen godono del seguito di elettorati opposti per quanto riguarda i livelli di reddito e di istruzione: in pratica i più benestanti e scolarizzati hanno votato per l'ex banchiere centrista, mentre poveri e senza diploma hanno scelto la leader ultranazionalista.

Infine, in pillole, le motivazioni.

Un voto su dieci in generale è stato deciso solo nel giorno delle elelzioni; un voto su cinque per la Le Pen è stato dato genericamente «per protesta»; ben il 27% dei voti ottenuti da Macron non sono arrivati «per convinzione» ma solo «perché utile».

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