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Macron in panne va a Berlino. E Merkel frena i sogni europei

Mentre la Francia sciopera contro le riforme, nella Ue il presidente fa i conti con una cancelliera più debole

Macron in panne va a Berlino. E Merkel frena i sogni europei

Tutto rinviato al Consiglio europeo di giugno, quando «prenderemo decisioni importanti per rilanciare l'Europa», spiega Angela Merkel, la padrona di casa. La cancelliera ha accolto ieri a Berlino Emmanuel Macron per un vertice bilaterale, 48 ore dopo il discorso all'Europarlamento di Strasburgo in cui il presidente francese ha avvertito del rischio di «una sorta di guerra civile in Europa», provocata dalla crescita degli egoismi nazionali. Eppure proprio l'interesse nazionale tedesco potrebbe frenare i piani di monsieur Europa, il leader che ha ridato speranza alla Ue con la sua elezione sotto la bandiera europeista. I grandi propositi di riforma dell'Unione europea, annunciati da Macron a Strasburgo, rischiano non solo di sgonfiarsi a causa delle divisioni interne all'Unione, con i Paesi dell'Est contrari alla riforma di Dublino sull'immigrazione e quelli del Nord che si oppongono a una maggiore integrazione economico-monetaria. I piani di mister Europa vacillano anche a causa della debolezza politica interna della cancelliera.

Mentre Macron subisce in patria gli scioperi di Air France, ferrovieri, personale ospedaliero, postini e studenti, mentre Sciences Po (il tempio che mischia politica e accademia e che ha sfornato sei presidenti della Repubblica, tra cui lo stesso Macron) viene occupata contro «la dittatura macroniana», il leader francese deve fare i conti anche con il freno azionato dall'alleata Merkel. «La Germania è passata dal tappeto rosso alla linea rossa», sintetizza da Berlino Henrik Enderlein, direttore dell'Istituto Jacques Delors. «Più che un punto d'arrivo - ha spiegato a Le Monde Enderlein - il Consiglio europeo di giugno sarà un punto di partenza». Dopo il bilaterale in Germania, lo stesso Macron ha ammesso che la discussione sulle quote migranti da ripartire fra i Paesi europei, con quelli di Visegrad (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria) di traverso sulla questione, «sono in stallo in questo momento». E l'impasse rischia di riguardare soprattutto le altre riforme, quelle economiche. Perché mai come in questo momento, al suo quarto mandato, la cancelliera si ritrova in patria con margini di manovra molto limitati. Rieletta il 14 marzo dopo sei mesi di trattative complicate, alla fine ha dovuto ricorrere alla Grande Coalizione con i socialdemocratici per governare e resta appesa a una maggioranza di appena nove deputati. All'interno c'è il problema dei suoi, i conservatori della Cdu-Csu, che le rimproverano di aver ceduto milioni di voti all'estrema destra, e all'esterno c'è proprio l'estrema destra di Alternative für Deutschland. Merkel si trova insomma molto più ingabbiata che in passato e nonostante vada ora a braccetto con l'Spd, l'addio alla leadership socialdemocratica di Martin Schulz ha fatto perdere a Macron un alleato tedesco importante nell'Unione europea.

«Il presidente francese sa molto bene che non tutte le sue idee potranno essere attuate, vediamo cosa è possibile fare» ha detto il ministro delle Finanze tedesco, il socialdemocratico Olaf Scholz. E Merkel ieri ha spiegato che potrà appoggiare il progetto sull'unione bancaria «non subito ma a lungo termine», dopo aver rallentato pure sulla trasformazione del Meccanismo europeo di stabilità (Esm) in un fondo monetario europeo.

A restituire una fotografia colorita della situazione è il quotidiano economico Handelsblatt, che sintetizza così il nuovo mood: «Macron deve sentirsi come un corteggiatore che cerca di sedurre la sua amata, cantando pure sotto al suo balcone, ma viene respinto con sufficienza».

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