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Macron vola nei sondaggi. La minaccia Isis sulle urne

La Le Pen contestata a Reims: fuga dalla chiesa I jihadisti: "Colpite i candidati e gli elettori"

Macron vola nei sondaggi. La minaccia Isis sulle urne

Emmanuel Macron vola nei sondaggi per l'Eliseo. Secondo l'ultima rilevazione Elabe per BfmTv vincerebbe le presidenziali col 62%, contro la rivale Marine Le Pen attestata al 38%. Ma due incognite pesano ancora sul voto di domani: l'astensionismo pronto a stabilire un record dal 1969, col solo il 75% degli aventi diritto desiderosi di recarsi al seggio e il voto cattolico. Ieri ultimo giorno di campagna per accaparrarsi questa fetta importante di elettorato. Ma in serata l'Isis risponde facendo appello (in francese) ai lupi solitari: «Uccidete i candidati al ballottaggio e il personale nei seggi, non dimenticate il vostro dovere di musulmani, sceglietene uno per ucciderlo e un seggio per darlo alle fiamme».

Entrambi i candidati ieri avevano scelto due cattedrali, simbolo della cristianità trionfante, per aprirsi a un mondo che non ha espresso esplicite preferenze. Macron aveva già ottenuto l'endorsement delle altre fedi, con i responsabili protestanti, ebrei e islamici che giovedì hanno firmato un appello congiunto in favore del leader di En Marche!. I cattolici restano divisi. Eccolo allora recarsi nel trionfo gotico della cattedrale di Rodez, nel sud della Francia: «A legarci è la cultura», scrive su Twitter dal simbolo «che si iscrive nella nostra storia millenaria». Sente la vittoria già in tasca?, gli chiedono all'aeroporto: «Solo domenica ce lo dirà».

Marine, a Reims, nell'altra meraviglia gotica che ha visto incoronare importanti re francesi (tra cui Carlo VII in presenza di Giovanna d'Arco), è stata invece costretta a un'esfiltrazione forzata dal retro della cattedrale. Alcuni facinorosi annidati nella «Francia ribelle» di Jean-Luc Mélenchon, mescolati tra circa 300 manifestanti, l'hanno contestata: fischi, slogan e altre uova lanciate addosso. Un bis della scena di due giorni fa in Bretagna, dove «qui non ha niente da fare», «a casa i fascisti» e altri insulti hanno marchiato una visita di cortesia trasformandola in una pessima fotografia di fine campagna. Ieri peggio: «Sbarriamo la strada all'estrema destra».

D'altronde Marine è stata rimproverata da frange del suo stesso partito per aver esagerato la «guerra totale» con Macron nel dibattito tv, creando un clima rissoso. Al punto che sotto accusa c'è la linea presa dall'ultima fase di una campagna presidenziale in cui aveva puntato tutto sulla normalizzazione del Front. Rispondendo alle accuse di eccessiva grinta nel faccia a faccia con l'avversario, «le mie parole non sono state altro che il riflesso della rabbia che esploderebbe in questo Paese» se vincesse il banchiere, si è giustificata Le Pen. Intanto a Parigi 12 militanti di Greenpeace issavano un enorme striscione proprio contro di lei sul simbolo della Francia: a ricordare che i valori liberté, égalité, fraternité «sono in pericolo e chi li minaccia è Le Pen». Un blitz che ha rimesso al centro del dibattito anche i controlli di sicurezza: in una capitale costretta perfino a negare Campo di Marte all'entourage di Macron per la probabile festa. Spostata davanti a Louvre. E con la nuova minaccia terroristica apparsa in francese sul magazine Rumiyah.

Alla mezzanotte è scattato il silenzio elettorale. Nonostante l'invito del favorito a superare la rabbia, e la promessa di «garantire che il Paese mantenga il suo equilibrio», Parigi si blinda.

La politica sfila in cattedrale e l'Isis promette: al rogo gli idolatri.

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