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«Il made in Italy vince quando innova e si espande all'estero»

Il manager di Intesa Sanpaolo: «Con “Ecco la mia impresa” aiutiamo le pmi a farsi conoscere nel mondo E continueremo anche dopo Expo»

Innovazione e internazionalizzazione. Sono queste le chiavi per connettersi al futuro, soprattutto per quanto riguarda le pmi che troppo spesso rischiano di essere delle eccellenze sì, ma nascoste. Per questo Intesa Sanpaolo ha studiato una serie di progetti finalizzati a portare le pmi nel mondo, iniziando proprio da Expo dove The Waterstone, il padiglione di Intesa Sanpaolo progettato dall'architetto Michele De Lucchi, ha già fornito una vetrina internazionale per circa 300 pmi che hanno mostrato di saper gestire al meglio innovazione e internazionalizzazione. Altre 100 circa seguiranno entro il 31 ottobre quando l'Esposizione Universale chiuderà i cancelli, per un totale di 400 eccellenze italiane tra alimentare, moda, design e settore alberghiero. «Siamo molto soddisfatti dei risultati finora ottenuti con l'iniziativa “Ecco la mia Impresa“ e abbiamo riscontrato un grande apprezzamento anche da parte dei nostri clienti», commenta Stefano Barrese, responsabile area Sales & Marketing di Intesa Sanpaolo.

Nel corso dei quasi 300 appuntamenti già avvenuti in Expo, c'è qualche caso che l'ha colpita in particolare?

«Ne potrei citare davvero molti, se non tutti. Ma sono rimasto particolarmente impressionato dall'innovazione raggiunta su un fronte inconsueto e tradizionale come quello relativo alla produzione di calze collant. Un'azienda lombarda infatti ha recentemente presentato in Expo una nuova tipologia di calze da donna più resistenti, meglio temperate alle variazioni climatiche, capaci di esercitare una pressione salutare per favorire la circolazione sanguigna, ma anche innovative sul fronte della distribuzione attraverso l'utilizzo di distributori automatici negli aeroporti. A dimostrazione che non esiste solo l'innovazione tecnologica. E infatti il riscontro è stato immediato».

Considerando i risultati di “Ecco la mia Impresa“ durante l'Esposizione Universale, avete allo studio qualche progetto che possa portarne avanti lo spirito anche una volta terminata Expo?

«Stiamo valutando le opportunità di proseguire su un simile percorso anche una volta che l'Esposizione Universale di Milano sarà chiusa. Nel frattempo abbiamo attivato la vetrina di e-commerce “Created in Italia“, una piazza virtuale dove il brand italiano si può mettere in luce, e stretto un accordo con il colosso cinese Alibaba, per aumentare la visibilità delle eccellenze tricolori e favorirne la diffusione all'estero, anche in mercati emergenti come quello cinese».

Attraverso quali altri canali sostenete l'internazionalizzazione delle pmi?

«Prima di tutto il gruppo offre una servizio gratuito di consulenza qualificata, con cinque desk geografici dedicati alle aziende italiane che vogliano affacciarsi su nuovi mercati e aprire nuove reti di distribuzione o produzione. Da inizio anno abbiamo già incontrato 500 imprese che vogliono crescere oltreconfine. Con “Think International“ mettiamo poi a disposizione delle aziende percorsi formativi di orientamento all'internazionalizzazione. Proponiamo infine Opportunity Network, una sorta di Linkedin per aziende che oggi conta 3mila membri in 75 Paesi (solo il 10% è italiano) per un giro d'affari di oltre 12 miliardi di dollari. Le imprese accedono a una piattaforma che consente loro di attrarre investimenti, nuovi partner commerciali, individuare linee di espansione all'estero, dismettere aziende o rami di azienda, portare a termine fusioni e acquisizioni. Le aziende presenti sono tutte certificate da istituzioni finanziarie locali. Intesa Sanpaolo opera per l'Italia».

Quali caratteristiche considerate prima di proporre la strada verso l'internazionalizzazione a una pmi?

«Conta il progetto aziendale finalizzato all'estero, la capacità manageriale, il livello di esperienza. Valutiamo i bilanci, ma al di là dei singoli numeri, diamo una forte rilevanza alla capacità di rispondere all'evoluzione dei mercati di riferimento».

Quali sono i risultati? C'è un caso che identifica al meglio i traguardi raggiungibili guardando oltreconfine?

«Il caso di un'azienda della provincia di Lucca che produce macchinari per cartiere è esemplare nel rappresentare come il sostegno finanziario e consulenziale possa essere strategico per un'azienda di piccole dimensioni. L'impresa si è rivolta al gruppo Intesa Sanpaolo, convinta di avere capacità tali da poter affrontare i mercati internazionali seppure, fino ad allora, limitato dalla dimensione e dall'impegno finanziario richiesto. Anche grazie a Intesa Sanpaolo, l'azienda ha trovato negli Usa un partner interessato ai propri macchinari ed è riuscita a produrli e venderli. Questo ha significato il raddoppio del proprio fatturato da 3 a 6 milioni di euro».

Il Programma Filiere, tutelando i principali fornitori delle società capofiliera, copre un'internazionalizzazione indiretta delle pmi. Con quali risultati?

«In meno di dieci mesi dalla partenza abbiamo siglato 130 accordi con i principali capofiliera presenti tra i nostri clienti.

Accordi che rappresentano complessivamente 30mila fornitori, un giro d'affari di 60 miliardi di euro e un plafond di credito potenziale di 16 miliardi».

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