Cronache

"Mai più Stamina in Italia" Vannoni vuole patteggiare

I legali dello scienziato negoziano un anno e 10 mesi. In cambio ritiro dei ricorsi e chiusura della fondazione

Davide Vannoni, presidente di Stamina Foundation
Davide Vannoni, presidente di Stamina Foundation

Roma Davide Vannoni ora vuole scendere a patti. Il fondatore della Stamina Foundation, protagonista del Caso Stamina, il guru che ha tenuto in scacco governo, parlamento e magistratura per anni, scavalcando tutte le regole del servizio sanitario nazionale a colpi di sentenze e manifestazioni di protesta. Lo «scienziato» che a decine di famiglie disperate è riuscito a far credere di aver trovato una cura miracolosa in grado di guarire malattie di fronte alle quali purtroppo la medicina ufficiale è ancora impotente. Il pifferaio magico contro il quale si è levata la voce di un premio Nobel inutilmente perché la sua cura «miracolosa» continuava ad essere somministrata in ospedali pubblici in seguito ad ordinanze dei tribunali è disposto a negoziare.

Ora che il processo si avvicina, di fronte alle accuse di associazione per delinquere aggravata e finalizzata alla truffa, attraverso i suoi legali Pasquale Scrivo e Liborio Cataliotti, Vannoni avanza una proposta di patteggiamento al pubblico ministero di Torino che ha in mano l'inchiesta, Raffaele Guariniello, che secondo indiscrezioni sarebbe favorevole. La richiesta è quella di una condanna ad un anno e 10 mesi. In cambio Vannoni sarebbe disposto a ritirare il ricorso al Tar del Lazio nei confronti del ministero della Salute e soprattutto ad interrompere qualsiasi attività in Italia. La decisione attesa per martedì spetta al gup, Potito Giorgio, e sembra stiano arrivando analoghe richieste da tutti gli imputati. Se il gup accettasse il patteggiamento le parti civili in causa, ovvero i pazienti che si sono ritenuti danneggiati dalla terapia Stamina potranno ottenere un risarcimento soltanto avviando un nuovo processo in sede civile. La scelta del patteggiamento appare come una ammissione di colpevolezza tanto più se ci si trova di fronte ad una sorta di scambio. Ma gli avvocati di Vannoni mettono le mani avanti. «Non c'è nulla di ufficiale abbiamo preannunciato il ritiro del ricorso al Tar del Lazio nei confronti del ministero della Salute e lo stop dell'attività in Italia - dice Scrivo - Escludo qualsiasi contraccambio. L'interruzione della sperimentazione è già ferma da mesi quindi non avrebbe senso proporla».

Ma se è ovvio che per motivi di velocizzazione delle procedure il patteggiamento è una via privilegiata è pure giusto chiedersi se un caso come questo non meriti invece decisamente un processo. La risposta per le persone coinvolte non può essere che affermativa per una necessità di trasparenza in una vicenda che oltre ad aver messo in luce in modo impietoso l'impotenza e l'inadeguatezza di tutte le istituzioni ha causato sofferenze enormi a persone già pesantemente afflitte da patologie gravissime e dunque bisognose di aggrapparsi ad una qualsiasi speranza.

Tra i primi a reagire l'associazione Federanziani che ritiene inammissibile accettare il patteggiamento regalando un beneficio a Vannoni. Accettare questa richiesta, dicono, «significherebbe riabilitare parzialmente il responsabile della diffusione di un metodo pericoloso per la salute dei pazienti che potrebbe proseguire la sua attività all'estero».

Nella vicenda Stamina sono saltate tutte le regole: cure ritenute inefficaci se non addirittura pericolose da medici ricercatori ed esperti sono state somministrate in strutture sanitarie pubbliche per ordine di giudici ai quali ricorrevano le famiglie convinte delle bontà delle cure proposte da Vannoni. Nonostante la bocciatura da parte dell'Agenzia del farmaco (Aifa) e degli scienziati la somminstrazione della terapia Stamina è andata avanti per anni grazie all'intervento dei magistrati. Una cosa va riconosciuta a Vannoni è riuscito a mandare in tilt il sistema infilandosi nelle smagliature delle leggi e dei regolamenti sulle cure compassionevoli.

Un caso del genere non si ripeterà assicura il direttore generale dell'Aifa, Luca Pani, grazie al decreto firmato due giorni fa dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin.

«La nuova normativa definisce in modo chiaro i requisiti per preparare e somministrare i medicinali per le terapie avanzate in casi che si collocano al di fuori dell'ambito delle sperimentazioni cliniche -dice Pani- Con questo nuovo strumento di tutela dei pazienti si mettono finalmente alle nostre spalle vicende note come il caso Stamina».

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