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Di Maio aizza Matteo a rompere con il Cav Ma perde Palazzo Chigi

Il leader M5s: «Arcore è il passato, nessun voto alla grande ammucchiata». Ma Salvini lo gela

Di Maio aizza Matteo a rompere con il Cav Ma perde Palazzo Chigi

La strategia non cambia. Luigi Di Maio non rinuncia alla politica dei due forni (del divide et impera) e cerca la benedizione di Beppe Grillo in vista del secondo giro di consultazioni dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ieri, al termine della leopolda grillina di Ivrea, il capo politico del M5s chiude nuovamente le porte a un accordo con il centrodestra, che dal vertice di Arcore ne esce più compatto, e lancia l'ultimatum al leader della Lega: «Quando Salvini vorrà governare per il bene dell'Italia ci faccia uno squillo, gli diremo se saremo ancora disponibili a lavorare con lui al contratto di governo».

Di Maio prova ancora una volta a spaccare l'asse tra Salvini e Berlusconi: «Vedo che la Lega ha promesso il cambiamento, ma preferisce tenersi stretto Berlusconi e condannarsi all'irrilevanza. Adesso per completare l'opera, consiglio a Salvini di chiedere l'incarico di governo al presidente Mattarella e di dimostrare come possa governare con il 37%». Da noi la grande ammucchiata non avrà un solo voto». La risposta di Salvini arriva a stretto giro: «C'è una coalizione che ha vinto; finalmente c'è la possibilità di un governo scelto dai cittadini, si parte da questa squadra, da questo programma. Sono disponibile io a incontrare tutti, a partire da Di Maio». L'obiettivo dell'ex vicepresidente della Camera resta quello di approdare a Palazzo Chigi attraverso un patto di governo solo con Matteo Salvini. Obiettivo sempre più lontano, visto che la frizione con il leader del Carroccio sta andando esattamente nella direzione opposta: anche se alla fine il M5s dovesse chiudere l'intesa con la Lega, è chiaro che l'accordo non potrebbe che passare per il passo indietro di Di Maio (altrimenti per Salvini sarebbe una sconfitta su tutta la linea).

Per tutta la giornata di ieri, infatti, il bersaglio del leader grillino è il segretario della Lega: «Io capisco che abbia difficoltà a sganciarsi da Berlusconi, ma da Arcore non può partire nessuna proposta di cambiamento». Di Maio non si muove dal piedistallo e tiene bloccate le trattative per la nascita del governo.

In attesa della nuova chiamata al Colle, il capo del M5s fa retromarcia sulla possibilità di un incontro con i leader di Pd e Carroccio: «Per ora non è in programma alcun incontro». Il capo politico del Movimento vede invece passi in avanti in casa Pd: «Le parole di Martina di ieri (sabato per chi legge, ndr)mi sembrano un passo avanti, aspettiamo le evoluzioni interne del Pd che vanno rispettate».

In attesa degli sviluppi tra i dem, Di Maio prova a placare i malumori interni. Ieri, Grillo, di ritorno da Zurigo dove è stato impegnato in uno show, si è fermato a Ivrea nella casa in montagna con vista sulle Alpi di Gianroberto Casaleggio per un pranzo con Di Maio e Davide Casaleggio. Tre ore di vertice in un'atmosfera apparentemente serena tra selfie, grigliata e calcio balilla. In realtà è stata una resa dei conti tra Di Maio e Casaleggio jr e Grillo: il comico avrebbe chiesto (e preteso) dal leader pentastellato maggior concertazione sulla linea politica. Soprattutto in previsione della seconda tappa, forse decisiva, al Colle. Al termine dell'incontro, il comico non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione se non le solite battute: «Rilassatevi, andiamo a destra, andiamo a sinistra, sembrate Gianni e Pinotto...». Destra e sinistra, appunto: Di Maio dovrà decidere.

Sciogliendo il nodo sulle alleanze e sulla proposta da consegnare a Mattarella.

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