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Di Maio apre al centrodestra. E Grillo prova a scalare la Lega

Dalla Fornero al reddito di autonomia, il candidato M5s indica il programma. Il comico: "Salvini fa quel che dice"

Di Maio apre al centrodestra. E Grillo prova a scalare la Lega

Messaggi di governo più che di lotta. Chiusa la questione della presidenza delle camere, Luigi Di Maio e il Movimento 5 Stelle cercano la quadra per varare un governo. E il candidato premier grillino, dopo aver piazzato Roberto Fico a Montecitorio e fatto votare ai suoi la forzista Maria Elisabetta Alberti Casellati, ora manda messaggi, mettendo nero su bianco i punti sui quali trovare una convergenza con il centrodestra. L'interlocutore è il leader del Carroccio Matteo Salvini, le aperture sono rivolte a tutta la coalizione. Lo stesso Silvio Berlusconi non chiude la porta a un'ipotesi di governo col M5s, e il leader azzurro avrebbe apprezzato la mancanza di riferimenti al reddito di cittadinanza tanto nel discorso di insediamento di Roberto Fico quando nelle ultime dichiarazioni dell'aspirante premier pentastellato. È un fatto che invece di rimarcare le differenze, Di Maio stia enfatizzando i temi sui quali è più facile andare d'accordo con i possibili alleati. A cominciare dalla riforma della Legge Fornero, un punto sul quale Salvini, per dire, concorda in toto. Certo che con il numero uno della Lega, che dal suo canto lavora alla leadership della coalizione dopo il successo elettorale, Di Maio è anche in competizione diretta, proprio per Palazzo Chigi. Ma sul punto il pentastellato non sente ragioni: a capo di un governo fondato su questa strana alleanza dovrebbe esserci lui, che ha fatto il pieno di voti presentandosi alle urne come candidato premier.

Negli interventi e nelle interviste, ora, Di Maio cerca di raccogliere consensi tra i potenziali alleati, senza scordarsi di tenere buona la base. Ribadendo di aver chiuso il cerchio delle presidenze «mantenendo integrità e coerenza», e «tenendo fede ai nostri valori», oltre che «informando i cittadini» e i militanti di ogni trattativa portata avanti nelle ultime settimane. Ma, appunto, accanto alla promessa di sfoltire i vitalizi e i costi di Montecitorio dopo l'elezione di Fico, ecco che nello snocciolare i temi più caldi su cui mettersi al lavoro chiedendo la convergenza di altre forze politiche, spuntano argomenti presenti nell'agenda dei partiti di centrodestra. Oltre alla Fornero, un tema caro tanto alla Lega quanto a Fi come il taglio delle tasse per gli imprenditori, la previsione di aiuti alle famiglie che fanno figli e «aiuti per i giovani che hanno perso il lavoro». Una proposta che strizza l'occhio al «reddito di autonomia» che vorrebbe la Lega in Lombardia. Mentre agli elettori del Carroccio non va giù il reddito di cittadinanza, visto come un ritorno dell'assistenzialismo.

Nella caccia a un patto con Salvini e con il centrodestra resta la spada di Damocle della base che potrebbe non apprezzare il cambiamento da forza «dura e pura», restia a ogni alleanza, a movimento politico che ha scoperto il realismo. E allora ecco che a soccorrere Di Maio arriva il «garante», quel Beppe Grillo che anche defilato resta un punto di riferimento importante per simpatizzanti ed elettori pentastellati. Ieri il fondatore, oltre a elogiare Fico e il candidato premier di un «movimento che si sta evolvendo», ha attaccato la sinistra, «morta per stupidità» e per «mancanza di dialogo e parole». E ha elogiato Salvini. Perché se Grillo dice di «non sapere che cosa succederà», e non commenta direttamente l'ipotesi di un accordo, prima di lasciare la capitale concede una strana benedizione alla Lega: «Salvini è uno che quando dice una cosa la mantiene, il che è una cosa rara».

Un abbraccio inquietante, che può tradursi in un tentativo maligno di scalata al Carroccio.

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