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Di Maio fa solo penultimatum, così il governo esce sconfitto

Il grillino rilancia: "Stop ai fondi". Salvini lo corregge: "Pagheremo meno". Anche i ministri tecnici frenano

Di Maio fa solo penultimatum, così il governo esce sconfitto

Come una mano di poker. Luigi Di Maio minaccia di non versare i contributi alla Ue, Bruxelles fa la voce grossa, e dopo ore di silenzi, smentite interne e attacchi «prudenti», come quello del premier Giuseppe Conte, il vicepremier rilancia. Dopo l'ultimatum, ecco l'ultimatum bis. Che contende a Salvini il testimone della «linea dura» con l'Europa. «Se la Ue ci volta le spalle, le tagliamo i fondi. Se vuole i nostri soldi, dimostri di meritarli».

Bluff o scontro senza precedenti? Il rischio è che le carte non siano buone. Di certo sul caso della nave Diciotti a dettare la linea - quella dura, va da sé - non c'è più solo il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, al quale resta la delicata gestione della vicenda della nave carica di migranti che il ministro non vuole far sbarcare in Italia. Al suo fianco, anzi, in corsia di sorpasso, ora c'è pure Di Maio, che rischiando di finire fuori strada ha alzato la posta, annunciando prima e ribadendo poi di voler «tagliare» i 20 miliardi di contributi alla Ue, dirottandoli altrove, magari sulle pensioni. E il leader grillino non cambia idea nemmeno dopo la piccata replica del portavoce della Commissione Ue, Alexander Winterstein, che di fronte all'ultimatum ha risposto che «le minacce non sono d'aiuto». Anzi, nonostante il nulla di fatto nel «verticino» degli sherpa a Bruxelles venga quasi indicato proprio da fonti europee come effetto della provocazione del grillino, Di Maio in serata conferma tutto.

La prima replica arriva dal Viminale, dove fonti vicine al ministro dell'Interno non nascondono l'irritazione di Salvini per l'immobilismo dei partner europei. Il flop del vertice, fanno sapere dall'entourage del ministro leghista, «è l'ennesima dimostrazione che l'Europa non esiste», tanto che nessuno degli stati membri «ha ritenuto di sottoscrivere un comunicato», anche perché nonostante le parole e le promesse «non ci sono le basi - spiegano ancora gli ambienti vicini a Salvini - di un accordo per indicare una nuova procedura standard per il soccorso, lo sbarco e la ridistribuzione degli immigranti». Morale, se alla Ue non viene voglia di trovare una soluzione per il caso della nave italiana, «dalla Diciotti non sbarca nessuno». Sulla minaccia di Di Maio nemmeno una parola, anche se si ribadisce che «il governo è compatto».

Mica vero, se il titolare degli Esteri Enzo Moavero paventa il bluff, e precisa che pagare i contributi alla Ue «è un dovere legale». Che il fronte sia poco compatto sull'ultimatum lo dimostra pure la presa di posizione del premier. Che attacca la Ue, ma dribbla la questione del taglio dei contributi. Conte critica i «passi indietro» rispetto al Consiglio europeo di giugno, se la prende con la «discrasia, che trascolora in ipocrisia, tra parole e fatti». E chiude: «Se questi sono i fatti vorrà dire che l'Italia ne trarrà le conseguenze e, d'ora in poi, si farà carico di eliminare questa discrasia perseguendo un quadro coerente e determinato d'azione per tutte le questioni che sarà chiamata ad affrontare in Europa». Molto meno vago, su Facebook, Di Maio. Che ringhia alla Ue che ci «volta le spalle»: «Vogliono i 20 miliardi? Dimostrino di meritarseli e si prendano carico del problema». Stavolta è Salvini a inseguire, per una volta più diplomatico del suo omologo a cinque stelle: «Vedremo di pagare l'Europa un po' meno e di ridurre la quota di contributi». Per lo scorno dei ministri tecnici. Si bluffa o si fa sul serio? La tensione è alle stelle.

Con l'Europa, ma anche dentro il governo.

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