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Di Maio finge di aver vinto ma alza il tiro sull'alleato

Nega il settimo ko, però corre ai ripari: "Alle prossime elezioni con le liste civiche". E attacca Salvini sulla Cina

Di Maio finge di aver vinto ma alza il tiro sull'alleato

«Fossi in Luigi Di Maio non mi preoccuperei». È un Matteo Salvini compiaciuto per la vittoria del centrodestra in Basilicata a rivolgere questa rassicurazione al vicepremier grillino. Incoraggiamento che però suona molto simile a quello lanciato all'indirizzo dell'allora premier Enrico Letta da Matteo Renzi: «Enrico stai sereno». E tutti sappiamo come poi è andata a finire. Ma Di Maio stavolta non incassa in silenzio e pretende «un chiarimento» con la Lega, chiede più rispetto per le iniziative di M5s. Il vicepremier grillino non ha digerito quella «parolina di troppo» detta da Salvini sul Memorandum stretto con Xi Jinping. «La via della seta, l'accordo che abbiamo fatto con la Cina -attacca Di Maio - poteva essere rispettato di più». Di Maio ha incassato una sconfitta dietro l'altra alle ultime amministrative raggiungendo il record di 7 bastonate ma non vuole riconoscere il knokout tecnico e sfodera le armi della vecchia politica negando semplicemente di aver perso. Prima di tutto il ministro dello Sviluppo Economico sgombera il campo da «sussurri e grida» che si rincorrono su eventuali rimpasti, crisi pilotate o caduta del governo. Ipotesi in fondo non peregrine visto che anche questa volta ha vinto la coalizione di centrodestra che vede la Lega alleata di Forza Italia e FdI.

«Qui si sta provando a utilizzare qualsiasi risultato elettorale, anche quello del comune più piccolo d'Italia, per dire che deve cadere il governo: ma questa è la speranza del sistema, non è quello che accadrà», assicura Di Maio che non vede nel futuro il ritorno del bipolarismo. Anche questo risultato, dice Di Maio «testimonia un radicamento sul territorio come certificato dall'istituto Cattaneo. Non esiste il bipolarismo in Italia».

Poi si arrampica sugli specchi nel tentativo di dimostrare che in realtà in Basilicata hanno vinto i pentastellati. «Il Movimento 5 Stelle è la prima forza politica in Basilicata. Gran parte della stampa parla di voti dimezzati in un anno e di crollo, ma la verità è che abbiamo battuto tutte le liste, anche quelle con gli impresentabili dentro, anche quelle con i portavoti di Pittella (l'ex governatore del Pd, ndr) - dice Di Maio - A Matera siamo oltre il 30 per cento. Ed è un risultato che conserviamo con grande senso di responsabilità verso il Paese, senza esultanze da stadio. Noi abbiamo un simbolo, una lista. Andiamo avanti così». Il vicepremier insomma dice noi da soli abbiamo incassato più della Lega e il risultato degli altri è da attribuire al fatto che sono disposti a fare «ammucchiate».

«Siamo contenti del lavoro fatto in questa campagna portata avanti con una sola lista contro armate che hanno drenato preferenze nelle aree interne della regione», prosegue. Dunque niente ammucchiate per i grillini? Assolutamente no. Finalmente alla settima sconfitta Di Maio si sveglia e annuncia che per le europee si stanno organizzando e apriranno ad alleanze con liste civiche. «Porteremo avanti una fase di riorganizzazione del movimento - annuncia Di Maio - Dalle prossime elezioni ci saranno nuove regole di individuazione anche di movimenti civici dei territori che vogliono partecipare con noi». Ben vengano dunque le liste civiche. Al vicepremier comincia a mancare il terreno sotto i piedi e così cerca di scaricare parte della colpa delle ripetute sconfitte su Alessandro Di Battista reo di aver abbandonato il campo. «Questo è il momento di non mollare, questo è il momento di dare ancora di più.

Non ci sono viaggi da fare», dice Di Maio.

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