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Di Maio, prove di divorzio: colpiti alle spalle, torni col Cav

Il grillino furioso per le accuse di inciucio con il Pd: contro di noi solo fake news, chi sta con Renzi sulla Tav è la Lega

Di Maio, prove di divorzio: colpiti alle spalle, torni col Cav

M esi di tiki taka, inframmezzato da litigi e riappacificazioni tra gialli e verdi, per poi far materializzare i fantasmi della crisi in una giornata di luglio inoltrato, in una Roma assolata e con i Palazzi del potere sospesi tra la voglia di riempire i trolley e partire per le vacanze e la tentazione di staccare la spina e salire a tutta velocità sul vagone di una campagna elettorale balneare; scenario che dovrebbe portare alle urne verso la fine di settembre, magari nella prima domenica d'autunno, il 29.

Certo, bisogna fare i conti con il Colle, nella persona del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, deciso a scongiurare l'ipotesi del voto anticipato. Ma le voci che arrivano dal quartier generale del M5s danno l'idea del punto di non ritorno. Come anticipato dal Giornale, Luigi Di Maio sta sfogliando la margherita della crisi da circa una settimana, poco prima che scoppiasse l'affaire Savoini, e potrebbe giocarsi il tutto per tutto in una competizione elettorale dagli esiti più che mai incerti per i pentastellati. E ieri ha usato la clava per attaccare l'alleato di governo Matteo Salvini.

Il leader grillino ha convocato i suoi fedelissimi nella trincea di Palazzo Chigi per decidere la linea d'attacco. Alla presenza, tra gli altri, dei capigruppo di Camera e Senato, Francesco D'Uva e Stefano Patuanelli, e dei fedelissimi governativi Riccardo Fraccaro e Stefano Buffagni ha lanciato l'amo della crisi: «Siamo stati colpiti alle spalle - si è sfogato con i suoi - le offese e le falsità dette nelle ultime 48 ore contro il M5s non hanno precedenti. Anche contro di me. Un mare di fake news solo per screditarci, quel che è accaduto è gravissimo».

Il non detto è riferito ai retroscena di una dialogo sotterraneo tra il Movimento e il Pd, fonte di non pochi fastidi all'interno dei Cinque stelle, e, ancora di più, alle invettive leghiste sull'elezione della popolare tedesca Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione Europea. In quella circostanza sono stati decisivi i voti della delegazione M5s, che ha barattato l'appoggio alla fedelissima della cancelliera Angela Merkel con la rielezione alla vicepresidenza del Parlamento europeo dello stellato Fabio Massimo Castaldo. Accuse considerate da Di Maio alla stregua del prologo di una campagna elettorale.

Prima del vertice con il suo cerchio magico, il capo politico aveva pronunciato parole di fuoco nel corso di una diretta Facebook. Cravatta, abito scuro, camicia bianca e abbronzatura da solleone di luglio, il leader M5s non si è risparmiato nei fendenti a Salvini: «Qui si attacca il M5s per fare notizia e coprire il caso dei fondi russi ma questa è una falsità - ha detto seduto sulla scrivania dell'ufficio -, una falsità volgare che ci ritroviamo ogni giorno. Si deve portare rispetto al M5s e oggi se vogliamo seguire questo schemino di Salvini, chi è al governo con Berlusconi, in tutte le regioni, è la Lega. Chi sta al governo con Renzi sull'affossamento del salario minimo, sul Tav, su Radio Radicale, ovvero Radio Soros, è sempre la Lega». Nel corso della diretta social, Di Maio ha rivelato: «Ci sono conversazioni su Twitter di esponenti dell'Europarlamento della Lega, che ringrazio per la loro sincerità, che dicono abbiamo dissimulato facendo credere al M5s e a Conte che avremmo votato la von der Leyen e poi ci siamo sfilati. Si sono sfilati perché non hanno avuto garanzie sul commissario».

E dalla riunione con i suoi ha fatto filtrare: «Da quello che vedo la Lega vuole tornare con Berlusconi e se è così lo dica chiaramente, lo dica agli italiani.

Dica la verità a chi gli ha dato il voto».

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