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Di Maio sfida il Carroccio su spread e sanità alle Regioni

Il grillino a testa bassa: "Irresponsabile parlare di sforare i parametri della Ue e stop ai raccomandati nelle Asl"

Di Maio sfida il Carroccio su spread e sanità alle Regioni

«Via i raccomandati dalla Sanità». Luigi Di Maio sfida Matteo Salvini: prima di discutere l'autonomia la Lega deve dare il via libera all'emendamento che di fatto toglie alle Regioni il potere delle nomine in Sanità. Il vicepremier grillino continua la sua crociata contro l'alleato-nemico Salvini in vista delle elezioni europee. L'obiettivo è presentare M5s come il partito anticasta in antitesi con un Carroccio che invece frenerebbe i provvedimenti con finalità sociale dei Cinquestelle. Nel piatto anche la scommessa sull'Autonomia che il ministro dell'Interno vorrebbe incassare prima delle europee ma contro la quale i Cinquestelle fanno muro. E così ieri Di Maio ha attaccato il leader del Carroccio su vari fronti attribuendogli anche la colpa del rialzo dello spread. Salvini, dice Di Maio, si è comportato in modo «irresponsabile» minacciando lo «sforamento del rapporto debito-Pil».

Il ministro dello Sviluppo Economico ha anche decisamente respinto il sospetto avanzato dalla Lega che M5s possa allearsi con i dem. «Il Pd è ancora più subdolo, è il Pd dei renziani con Zingaretti davanti, io non ci voglio avere nulla a che fare», assicura il leasder grillino.

Ma il terreno dello scontro più aspro è il grande affare delle nomine in sanità che per M5s devono essere gestite dal ministero, ovvero dal governo e non dalle Regioni. Di Maio ha deciso di premere sull'acceleratore per mettere con le spalle al muro il Carroccio e ieri ha convocato una conferenza stampa, affiancato dal ministro della Salute, Giulia Grillo, per annunciare che «prima di dare più autonomia alle Regioni bisogna cacciare i raccomandati». E per fare le cose in fretta il governo ha presentato un sub emendamento al decreto Calabria che è già in dirittura d'arrivo in Commissione Affari Sociali a Montecitorio. La modifica punta in sostanza a sottrarre alle Regioni la gestione delle nomine nelle strutture sanitarie attraverso la costituzione di una commissione ad hoc scelta dal ministero della Salute. E che questa iniziativa punti soprattutto a mettere in difficoltà Salvini lo dimostra il fatto che Di Maio ieri pomeriggio già sparava contro la Lega, accusata di essersi messa di traverso per non far passare la modifica quando in realtà la discussione in Commissione non era neppure iniziata e l'emendamento del governo non era ancora neppure arrivato sul tavolo della Commissione. Eppure il vicepremier grillino già gridava al tradimento. «Vengo a sapere che nella maggioranza qualcuno sta bloccando l'approvazione del nostro emendamento al decreto per la sanità in Calabria, emendamento che punta a togliere dalle mani dei partiti le nomine dei direttori generali nella sanità pubblica e che è nel contratto di governo. Se così fosse sarebbe molto grave - tuonava Di Maio - Sarebbe un no al merito, alla trasparenza, un no ai cittadini». Certo alla Lega l'emendamento non può piacere. Ed è il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, il braccio destro di Salvini Giancarlo Giorgetti, a far notare che l'emendamento in questione «non riguarda le Autonomie», insomma non ci sono scambi da fare.

Proprio sul potere delle Regioni per le nomine in sanità la Lega ovvero il governatore del Veneto Luca Zaia aveva già incassato una vittoria con la sentenza della Consulta del 2016 che bocciò la legge Madia- Lorenzin stabilendo che per la nomina dei manager Asl occorre sempre l'intesa piena con le Regioni.

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