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A Di Maio va bene la Tav soltanto se passa da Napoli

Il vicepremier si spese per l'Alta velocità verso Bari che l'esperto anti-Tav bocciò come «gigantesco spreco»

A Di Maio va bene la Tav soltanto se passa da Napoli

Marco Ponti, l'esperto di trasporti che il ministro Toninelli ha chiamato a valutare costi e benefici delle grandi opere, in fondo l'ha sempre detto: «Alla fine dev'essere una decisione politica». I 5 stelle, al contrario, hanno sempre presentato questa analisi numerica di pro e contro dei cantieri, Tav in testa, come un dogma infallibile: non si muove foglia se non c'è l'analisi costi benefici.

Ma è solo uno dei tanti paradossi intorno alle grandi opere in salsa grillina. L'altro emerge da una banale ricerca d'archivio. In più occasioni, l'ultima lo scorso 31 ottobre, il vicepremier Luigi Di Maio ha respinto così l'accusa di oscurantistico rifiuto della Tav: «Non siamo contrari all'alta velocità in sé come tecnologia e come infrastruttura -ha spiegato- Siamo contrari alla Torino-Lione. Per esempio sulla Napoli-Bari non siamo affatto contrari». Difficile che a Di Maio sia sfuggito che la linea Napoli-Bari ad alta velocità/alta capacità è una delle infrastrutture già finite sotto l'occhio indagatore del professor Ponti. Nel 2012, da docente di Economia applicata del Politecnico di Milano, non ancora incaricato dal governo di dire la sua, vergava un saggio sul suo blog pubblicato dal Fattoquotidiano.it, il più grillino degli organi di informazione dopo il Blog delle stelle. Nel testo, Ponti citava un'analisi costi benefici degli economisti de Lavoce.info abbracciandone la conclusione: «L'infrastruttura determinerebbe una vistosa perdita netta di benessere sociale, uno straordinario spreco di soldi pubblici». L'analisi costi benefici eseguita dalla sua università infatti, stimava un rapporto negativo per 800 milioni tra costo dell'opera e beneficio per la società. «Se si buttano i soldi pubblici dalla finestra a nord, con le linea ferroviaria Torino-Lione - osservava caustico il professore - sembra giusto sprecarli anche al sud, con la nuova linea Napoli-Bari». Secondo Ponti, a giustificare il raddoppio ad alta velocità per merci e persone dei 162 chilometri della Napoli-Bari ci sarebbe stato solo un gretto interesse politico localistico, un calcolo elettorale: «Questo mega-progetto - attacca il professore - è caro al ministro Fabrizio Barca, certo attento ad attirare denari pubblici al mezzogiorno, ma, sembra, meno attento a verificare l'utilità delle opere a cui questi soldi sono dedicati». E in effetti fu il governo Renzi con la norma «Sblocca Italia», a far partire l'opera, che è ormai più avanti della Torino-Lione ed è stata affidata a un'associazione temporanea d'impresa tra i big Astaldi e Salini Impregilo.

Il problema per i 5 stelle, se i vertici del Movimento si preoccupassero di essere coerenti, è che la stessa accusa potrebbe essere rivolta a Luigi Di Maio: i grillini dicono di voler dare la precedenza all'analisi costi benefici, eppure se questa analisi, pur benedetta dallo stesso esperto scelto da Danilo Toninelli per la Torino-Lione è drammaticamente negativa, il problema non esiste nel caso della Napoli-Bari. A essere maligni ci sarebbe da pensare che Di Maio in questo caso deroghi ai suoi principi perché l'opera riguarda un territorio a lui caro, la provincia di Napoli, suo collegio elettorale.

Solo una coincidenza? Va detto che le coincidenze in materia sono almeno due: lo stesso Di Maio, due giorni prima di benedire la Napoli-Bari, aveva dato il suo imprimatur, presenziando all'inaugurazione, a un altro treno ad alta velocità, il Mercitalia Fast che collega Bologna a Marcianise, grosso comune campano situato a 20 km da Pomigliano D'Arco.

L'alta velocità a Di Maio piace solo se ha l'accento di casa.

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