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Mali, al grido di «Allah Akbar» assaltato il resort dei turisti

I jihadisti hanno preso di mira la struttura di lusso: quattro vittime, 30 persone tenute ancora in ostaggio

C i sarebbe lo zampino dei jihadisti che fanno capo al tagliagole algerino Mokhtar Belmokhtar dietro all'attentato di ieri pomeriggio al resort Campement Kangaba, uno dei villaggi turistici più esclusivi di tutto il Nord Africa, bagnato dal fiume Niger, alla periferia di Bamako, la capitale del Mali. Il bilancio provvisorio è di quattro morti, alcuni di loro sarebbero cittadini francesi, e almeno una trentina di persone in ostaggio. La situazione è piuttosto caotica e in divenire, soprattutto perché, al momento, alcuni terroristi si troverebbero ancora nella struttura e starebbero minacciando di uccidere gli ostaggi facendo detonare le cinture esplosive. Solo sette persone in tutto sarebbero riuscita a fuggire dall'inferno.

Il resort, frequentato prevalentemente da turisti francesi e tedeschi, è stato preso d'assalto attorno alle 16.30 (le 19 in Italia) da un gruppo armato che ha aperto il fuoco contro i villeggianti e il personale del Kangaba, appiccando le fiamme ad alcuni gazebo di paglia e legno per creare ulteriore panico e morte. La prime frammentarie notizie dell'inferno che si stava scatenando al resort sono arrivate attraverso i post pubblicati sui social (Facebook e Twitter) da alcuni testimoni. «Vigliacchi, non hanno avuto alcuni rispetto per il sacro mese del Ramadan - racconta Bakaye Silla, un giovane cameriere che è riuscito ad allontanarsi durante l'assalto, trovando una via di fuga in maniera fortunosa - hanno iniziato a sparare ovunque e contro chiunque. Io sono musulmano, ma queste sono bestie». I jihadisti che hanno attaccato il resort gridavano «Allah Akhbar» al momento dell'attacco. Lo scrivono su Twitter media francesi, secondo cui diversi ostaggi sarebbero transalpini, citando alcuni di loro che sono riusciti a fuggire. Secondo uno di loro, citato da Al Arabiya, i jihadisti parlavano tra di loro in inglese, ma nessuna di queste indicazioni possono essere verificate.

Ed è stato però proprio grazie a internet che le forze dell'ordine di Bamako sono riuscite a intervenire piuttosto celermente. Polizia e militari, con il sostegno anche di un drappello di soldati francesi presenti nella capitale maliana, hanno circondato l'area ingaggiando un durissimo scontro a fuoco con i terroristi, mentre il ministro della Difesa del Mali, Yamoussa Camara, ha ordinato la sospensione dei voli in entrata e uscita del vicino aeroporto internazionale, bloccando anche le principali arterie.

Non è la prima volta che il Mali, e in particolar modo Bamako, viene preso di mira dall'inferno scatenato dai jihadisti. Nel marzo del 2016 c'era stato un tentativo di assalto da parte di terroristi in drappo nero all'hotel Nord Sud, albergo trasformato in base per la missione di addestramento militare dell'Ue nel Paese. Un aggressore venne ucciso e gli altri si diedero alla fuga. Nulla però in confronto a quello che accadde il 20 novembre del 2015 al Radisson Blu Hotel, uno dei più esclusivi hotel di Bamako. I jihadisti spararono all'impazzata, uccidendo 20 persone. L'operazione venne appunto rivendicata dal sanguinario terrorista algerino Mokhtar Belmokhtar, già tra i fondatori di Aqmi (acronimo di Al Qaida del Maghreb Islamico) e da tre anni leader del gruppo Al-Murabitun, cellula sanguinaria che «lavora» per conto di Al Qaida e Isis a seconda dell'occasione e della posta in palio.

«Sapevamo che avrebbero colpito, ma non dove - ha dichiarato in serata il presidente della repubblica maliana Ibrahim Boubacar Keita - Era da due giorni che ci aspettavamo qualcosa di molto grave. Soltanto sabato eravamo riusciti a sequestrare due auto che trasportavano armi.

Purtroppo non è stato sufficiente».

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