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La manina dell'ipocrisia

Non si chiama condono, ma pace fiscale, rottamazione delle cartelle, dichiarazione integrativa di ravvedimento operoso. Al moralismo dei 5 stelle, le parole condono, scudo fiscale dai reati tributari e riciclaggio danno l'orticaria

La manina dell'ipocrisia

Non si chiama condono, ma pace fiscale, rottamazione delle cartelle, dichiarazione integrativa di ravvedimento operoso. Al moralismo dei 5 stelle, le parole condono, scudo fiscale dai reati tributari e riciclaggio danno l'orticaria. Le parole, appunto, non le cose. Perciò ricorrono all'ipocrisia. Ma la pace fiscale, la rottamazione, la dichiarazione integrativa del contribuente ravveduto, sono condoni dovuti alla necessità di far gettito, perché «pecunia non olet». Stato di necessità, come quello del prete di campagna, che di venerdì, quando era vietato mangiar carne, al bel galletto arrosto che aveva davanti a sé disse «ti battezzo carpa»: era dell'orto della sagrestia.

Con la pace fiscale si attua un condono per un buona parte delle imposte non pagate mandate in riscossione con le cartelle per le persone fisiche con un reddito sino a 30mila euro e per le piccole imprese, se hanno difficoltà a pagare. Che male c'era a dire che condonando questi oneri fiscali si allevia una parte della esosità del sistema tributario? Certo, il reimpiego nell'azienda delle somme così risparmiate non è auto-riciclaggio, in quanto il denaro è stato condonato, pardon, «pacificato». E lo stesso vale per il denaro risparmiato con la «rottamazione delle cartelle», cioè l'esonero da interessi di mora e pene pecuniarie. Il politico moralista ipocrita usa questa espressione perché si vergogna di dire che sta facendo un condono, come i politici di centrodestra da lui considerati moralmente «impuri» e i politici di centrosinistra forse «non impuri», in quanto inventori del termine pudico «rottamazione delle cartelle». Perché non ammettere che i metodi incivili con cui il fisco ha riscosso le imposte con Equitalia meritano di esser archiviati? Perché non riconoscere che nel caso dei condoni per le imprese in difficoltà i limiti di reddito non dovrebbero esser bassi, dato che si tratta di una circostanza di forza maggiore che, a fortiori, vale quando le dimensioni sono grandi? E, a volte, il basso reddito si collega con un circolo vizioso all'economia sommersa. L'apice del moralismo ipocrita si è avuto per le dichiarazioni integrative di ravvedimento operoso di cui all'articolo 9, che una «manina» avrebbe messo nel decreto. Ora quell'articolo resta, perché si sono tolti gli immobili e le attività finanziarie estere e non si abrogano più le sanzioni penali. Ma, come prima, i ravvedimenti sono ammessi sino a un massimo di 100mila euro di imponibili e per il reato di dichiarazione infedele la sanzione penale scatta oltre i 150 euro. Tanto rumore per nulla.

Ma non sempre il moralista conosce il diritto scritto.

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