Cronache

La mano dura dei pm sulla strage di Viareggio

La procura di Lucca ha chiesto 33 condanne, la più pesante per l'ex ad di Fs Moretti: 16 anni

Strage ferroviaria di Viareggio (29 giugno 2009)
Strage ferroviaria di Viareggio (29 giugno 2009)

Roma - Quasi cento udienze, le ultime cinque solo per la requisitoria dei pm. E infine, ieri, sono arrivate le richieste di condanna nel lunghissimo processo per la strage ferroviaria di Viareggio. Colpa, secondo la procura, innanzitutto dell'ex ad di Fs, Mauro Moretti (attuale ad di Finmeccanica), per il quale i pubblici ministeri di Lucca hanno sollecitato una condanna a 16 anni di carcere. Quindici gli anni chiesti invece per Michele Mario Elia, ex ad di Rfi, e via a scendere con le richieste per gli altri 31 imputati.

L'epilogo della requisitoria è insomma destinata a sollevare polemiche, comunque si guardi all'esito processuale del terribile deragliamento del treno merci carico di Gpl che fuoriuscì dai serbatoi rotti e scatenò l'inferno a Viareggio la notte del 29 giugno 2009. Le fiamme avvolsero strade, ponti e case vicine alla stazione, e l'incidente provocò 32 vittime, morte quella notte negli incendi o in seguito, in conseguenza delle gravissime ustioni. L'ultima vittima, una ragazza dell'Ecuador, spirò in ospedale quasi sei mesi dopo, a dicembre.

Giuseppe Amodeo e Salvatore Giannino, i due pm, hanno insomma indicato nei vertici delle ferrovie i responsabili di quella che loro stessi, in apertura di requisitoria, lo scorso 12 settembre, hanno definito citando Hannah Arendt «la banalità del male», che per la strage di Viareggio si sarebbe riassunta in «superficialità, macchinari obsoleti e controlli non corretti».

L'ad di Finmeccanica - finito all'indice come capro espiatorio mentre partecipava a una premiazione al Quirinale e indagato per omicidio e lesioni plurime colpose, per incendio colposo e disastro ferroviario - alle richieste di un commento ha replicato: «Ho espresso molte volte il mio cordoglio alle famiglie». Proprio i familiari delle vittime - come pure i Cinque Stelle - chiedono il ritiro del cavalierato che gli fu assegnato da Napolitano un anno dopo l'incidente.

Ora la parola passa alle parti civili e poi toccherà alla difesa dei 33 imputati. La sentenza, invece, è attesa per la fine di novembre, o comunque entro l'anno. Ma sul processo incombe anche la prescrizione. Buona parte dei reati - incendio e lesioni colpose, due capi di imputazione sui cinque complessivi - finiranno in archivio già a febbraio del prossimo anno. Un altro punto sul quale i parenti delle vittime hanno chiesto più volte un intervento delle autorità. L'ultima richiesta è di un mese fa, quando Marco Piagentini, che nell'incendio ha perso la moglie e due dei tre figli, rimanendo lui stesso gravemente ferito, ha scritto a Renzi: «Trovi lei la modalità, tolga la prescrizione dal processo di Viareggio». D'altra parte, l'incredibile lunghezza del processo (un anno fa si attendeva la sentenza al massimo per la scorsa primavera) secondo il legale di Moretti non è certo effetto di «atti dilatori» da parte delle difese, ma semmai una conseguenza della «dilatazione smisurata di un'indagine preliminare».

Tornando all'atto di accusa dei pm contro Moretti, i magistrati ricordano che come ad di Rfi (incarico ricoperto prima di diventare amministratore delegato Fs) il manager «era tenuto a garantire la sicurezza di circolazione dei treni».

Le toghe toscane, inoltre, non solo accusano Moretti perché «non ha valutato il rischio insito» nel trasporto di merci pericolose su rotaia, ma gli contestano addirittura la causa scatenante dell'incidente, ossia aver omesso di considerare «il possibile taglio del serbatoio contro un elemento ferroviario (il picchetto)».

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