Cronache

Mano leggera con i jihadisti L'Italia "preferisce" espellerli

Finora ne sono stati mandati via 62, l'ultimo il capo di una rete bresciana. Una soluzione adottata quando i giudici (spesso) rifiutano la carcerazione

Mano leggera con i jihadisti  L'Italia "preferisce" espellerli

Il capo della rete jihadista sgominata due giorni fa a Brescia è stato arrestato in Kosovo, dopo che un gip aveva respinto la richiesta di custodia cautelare in Italia. Il 23 novembre il Viminale ha espulso quattro marocchini residenti nel Bolognese perché nei mesi precedenti un altro gip aveva fermato il pubblico ministero che voleva metterli dentro. Per non parlare dei casi di espulsione che riportano in auge all'estero gli elementi considerati pericolosi in Italia.Le 62 espulsioni di jihadisti annidati nel nostro Paese fino al 26 novembre sono in gran parte un palliativo quando la magistratura non sbatte in galera i presunti terroristi. Cavilli, interpretazioni discutibili di norme, lacune legislative, una certa propensione «politicamente corretta» a non usare la mano pesante con gli islamici aiutano tanti jihadisiti a farla franca.«La custodia cautelare è più sicura dal punto di vista della prevenzione, ma si utilizza l'espulsione come seconda battuta quando risulta impossibile ottenere un provvedimento giudiziario», ammettono gli addetti ai lavori.Gli esponenti della rete appena scoperta a Brescia che inneggiavano online alla strage di Parigi e minacciavano il Papa non sarebbero mai rimasti a lungo in carcere se accusati di terrorismo. Per questo motivo qualcuno è stato espulso e altri sottoposti a sorveglianza speciale. Una nuova misura, applicata per la prima volta, quando i sospetti sono ad un passo da compiere un attentato, ma non l'hanno ancora fatto. Il caso più eclatante, però, riguarda il capo della rete kosovara, Samet Imishti. Nei mesi scorsi il gip del tribunale di Brescia aveva respinto l'arresto chiesto dalla procura «perché dopo aver lasciato il nostro Paese non era più tornato». Per fortuna ci hanno pensato i kosovari a mettergli le manette per «apologia di terrorismo e istigazione all'odio razziale».I quattro marocchini del Bolognese espulsi in novembre, (Abdelali Bouirki, Abdelkrim Kaimoussi, Mourad El Hachlafi e Said Razek) non sono finiti in carcere, perché l'accusa di «addestramento ad attività con finalità di terrorismo anche internazionale» non era più «attuale» ed il materiale jihadista è stato scaricato da internet.Il 2 ottobre l'imam «fai-da-te», Sofiane Mezzereg, è stato espulso da Schio, in provincia di Vicenza. Ai bambini islamici insegnava che «la musica è peccato» aizzandoli all'ostilità contro il mondo occidentale e a compiere «gesti eclatanti» da grandi. Di fatto non esistono norme adatte per arrestarlo e per questo motivo l'abbiamo solo sbattuto fuori.La stessa efficacia delle espulsioni è discutibile. Il 4 ottobre è rientrato in Italia su un barcone, Mohammed Ben Sar sostenendo di essere un perseguitato politico. Peccato che nel nostro paese aveva scontato una condanna per terrorismo di 6 anni ridotta a 4 con relativa espulsione. A Lampedusa è stato riconosciuto ed espulso per la seconda volta.Il 19 gennaio era stato scortato in Kosovo, Rezim Kastrati, per aver abbracciato «l'ideologia jihadista e manifestato l'intenzione di compiere atti estremi per difendere l'onore del Profeta». Ben presto ha seguito il flusso dei migranti nei Balcani ed è rispuntato in Germania, da dove continua a pontificare sull'Islam in rete.Khalid Smina, indagato due volte per terrorismo senza finire in galera, è un marocchino espulso da Imola il 2 aprile. Sull'aereo decollato da Fiumicino si era fatto un selfie scrivendo una frase che suona come uno sberleffo: «Aeroporto di Roma. Pronto per il decollo».In Marocco è tornato di sua volontà Anass Abu Jaffar per evitare guai. Nel bellunese guidava la preghiera di Ismar Mesinovic e Munifer Karamaleski andati a combattere in Siria con il Califfato. Dopo aver lasciato l'Italia si è beccato un decreto di espulsione che gli vieta di tornare nel nostro paese per dieci anni. Dal Marocco professa la sua innocenza, mentre i Ros dei carabinieri di Padova hanno chiuso una corposa inchiesta su di lui e altri per reclutamento di terroristi, in attesa che la procura di Venezia decida cosa fare.www.

gliocchidellaguerra.it

Commenti