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Una manovra da 30 miliardi ma sulle coperture è giallo

Renzi e Padoan al lavoro sulla legge di Stabilità che arriverà oggi alle Camere. Fra le sorprese la tassa per la tv pagata con l'energia elettrica e un anticipo di flessibilità per chi lascia il lavoro

Una manovra da 30 miliardi ma sulle coperture è giallo

Roma - Nottata di lavoro a Palazzo Chigi (non al ministero dell'Economia) per metter a punto la Legge di Stabilità che arriverà oggi al consiglio dei ministri per l'approvazione. Una manovra da 30 miliardi che, per scarsità di coperture e poca disponibilità dell'Europa a slanci di generosità, ha costretto il premier Matteo Renzi a fare delle acrobazie. Tanto che ieri sera il quadro della legge, a parte i grandi numeri illustrati dal ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, non era ancora definito. Unica cosa certa, il Presidente del consiglio non è in vena di sacrifici. Semmai di regali.

Il regalo pensioni.

Tra le sorprese che Renzi ha preparato per la conferenza stampa di oggi, ritorno del capitolo pensioni, anche se in versione depotenziata. Quindi, rifinanziamento dell'opzione donna, la possibilità per le lavoratici vicine alla pensione, di anticipare il ritiro in cambio di un ricalcolo contributivo (un po' più vantaggioso nell'ultima versione) dell'assegno.

Poi dal 2016 il part time per i lavoratori ultra 63enni, con pensione piena. I contributi mancanti li paga il datore. Quindi una flessibilità a spese soprattutto delle aziende. Ma dei costi per lo Stato - nella versione di ieri ci sono. In tutto, compresa la soluzione per 25 mila esodati, 2,5 miliardi di euro. Per compensare, in parte, previsto un sacrificio sulle decontribuzioni per le assunzioni, con il dimezzamento delle soglie massime, che dagli attuali 8mila euro circa, passerebbero a 4mila per il 2016. Altra misura importante, l'innalzamento della no tax area per i pensionati. E le misure per la povertà, in particolare infantile, che potrebbe valere 1,4 miliardi.

Spending review finita.

Decisamente traballanti le coperture. La spending review, si sta riducendo sempre più, in coincidenza con le trattative con i singoli ministeri, per nulla disposti a tagliare ulteriormente. Per non parlare delle Regioni. Dai 10 previsti dal piano Cottarelli, si parla di 5 se non 4 miliardi. Dell'impianto originario non c'è niente, tanto che il consulente economico a Palazzo Chigi Roberto Perotti nei giorni scorsi aveva minacciato le dimissioni salvo poi ieri sera ripensarci: «No, non è vero, non mi sono dimesso. Sono ancora operativo». Il governo, comunque, assicura che saranno confermati i limiti del deficit previsti nel Def aggiornato: 2,2%. Tutto, pur di evitare il richiamo europeo alla Spagna, cioè la bocciatura della Legge di Stabilità che comporterò una manovra correttiva.

Canone: 100 euro a rate.

Conferma, nonostante le difficoltà tecniche, per il canone Rai pagato nella bolletta elettrica. Possibile una rateizzazione. La metà subito e il restante spalmato durante tutto l'anno. Da definire le penali per chi non paga. Di sicuro ogni contribuente dovrà pagare il canone una sola volta, escluse le seconde case. Confermata anche l'innalzamento della soglia del contante dai 1.000 del governo Monti ai 3.000 euro.

Aumenti mini per gli statali.

La sentenza della Corte costituzionale che obbliga il governo a ricominciare a fare contratti, sarà in qualche modo depotenziata. Per il rinnovo dei contratti ci sarebbero solo 500 milioni, meno della metà di quanto servirebbe. In arrivo anche tagli alle partecipate, al numero dei superdirigenti e agli uffici di diretta collaborazione dei ministeri. Novità anche per l'università, con 1.000 nuovi ricercatori, le retribuzioni dei docenti legate al merito, una sorta di servizio civile per i giovani nelle istituzioni internazionali e negli scavi archeologici.

Tasi e Imu, confermati.

Alla vigilia del varo della «finanziaria» 2016 ha traballato pesino l'architrave della legge, cioè l'abolizione della Tasi e dell'Imu sulla prima casa. Ma per il premier mantenere la promessa sulla casa è una priorità e una posta politica troppo importante. Via anche l'Imu agricola e quella sugli imbullonati.

Ires, taglio depotenziato.

A farne le spese è la sforbiciata all'Ires, che nella versione di ieri della legge era decisamente depotenziata. Da un taglio netto che avrebbe portato la imposta sulle imprese dal 27,5 al 25,5%, si è passati all'idea di una riduzione in due tempi. Se non un rinvio, a meno che l'Unione europea non conceda, un ulteriore sforamento dello 0,2% per il nodo migranti. Prima arriverebbe l'ammortamento sugli investimenti, poi un secondo pacchetto con l'Ires.

Tra le misure allo studio, una riduzione degli anticipi delle imposte.

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