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"La manovra non cambia". Sfida all'Ue sulla nostra pelle

Il governo alza a 5 miliardi le risorse per il maltempo e mantiene lo sforamento. E mira a piegare Bruxelles

"La manovra non cambia". Sfida all'Ue sulla nostra pelle

Le speranze della vigilia sono appassite ieri mattina. «Le previsioni di crescita sono il risultato di valutazione squisitamente tecnica: per questo non possono diventare oggetto di negoziato alcuno dentro o fuori dal governo», ha dichiarato in una nota il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, spegnendo di fatto le residue illusioni circa la disponibilità del governo a trattare con la Commissione Ue sulla revisione al ribasso delle stime di crescita.

La volontà del governo, cioè dei suoi due azionisti di maggioranza Di Maio e Salvini, si è così definitivamente confermata: andare allo scontro frontale con Bruxelles. Gli sconfitti di questa partita, che si sta giocando a spese dei portafogli degli italiani a colpi di spread, sono il ministro Tria, le cui velleità dialoganti sono state spente, e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, la cui prudenza non ha trovato una sponda politica in primo luogo nel segretario della Lega.

«Lavoriamo a una manovra che garantisca più posti di lavoro, più diritto alla pensione e meno tasse, non per tutti ma per tanti», ha detto ieri sera Salvini prima di partecipare al vertice di maggioranza che ha anticipato la riunione del Consiglio dei ministri sulla replica da inviare alla Commissione europea. «Se all'Europa va bene siam contenti, se all'Europa non va bene tiriamo dritti lo stesso», ha aggiunto facendo spallucce anche riguardo all'allarme del Fondo monetario internazionale che ha ripreso pari pari i moniti dell'esecutivo comunitario. «Sono sicuro che si creerà lavoro e crescita: lo dimostreranno i fatti, ne sono sicuro», ha affermato. Una pietra tombale sui richiami al senso di responsabilità.

L'unica disponibilità al cambiamento, che poi si è tradotta in un accordo politico nel corso del vertice, è quella che il capo del Carroccio aveva anticipato in un'intervista a Leggo. «Sulla manovra c'è qualcosa da modificare ma non in base alle richieste di Bruxelles: si cambia in base a quello che succede in Italia, ad esempio a causa del maltempo», ha argomentato Salvini precisando che «stiamo facendo la conta dei danni e rischiano di essere 5 miliardi di euro, quindi è chiaro che dobbiamo mettere più soldi alla voce investimenti sul territorio perché ce lo chiede la situazione». La manovra, perciò, «non cambia, i saldi resteranno invariati». Si stanzieranno solamente «più risorse sul dissesto idrogeologico» per le quali è possibile invocare una clausola di flessibilità in sede europea sebbene limitata a un solo anno.

Va detto che 5 miliardi (circa lo 0,3% del Pil) appaiono un ammontare elevato rispetto ad analoghi precedenti. Ed è questa discrasia a rappresentare una potenziale «ciambella di salvataggio» per il governo: spostando figurativamente le risorse per fronteggiare i danni causati dal maltempo si disporrebbe di un appiglio. Un'ulteriore ipotesi, ventilata da alcune fonti, è la maggiore enfasi sul capitolo privatizzazioni rispetto alla prima versione del Documento programmatico di Bilancio. Bisognerà aspettare il testo definitivo per avere conferma di questo escamotage.

Ultimo ma non meno importante in direzione di un maggior dialogo con la Commissione sarebbe anche l'automatismo più volte invocato tanto da Tria quanto da Di Maio sui tagli automatici di spesa in modo da mantenere il deficit/Pil al 2,4% in caso di un peggioramento dello scenario macroeconomico.

Promesse scritte sulla sabbia.

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