Economia

Manovra, Tria rassicura l'Ue. Strada in salita per la flat tax

Il ministro, messo alle strette, promette conti in ordine Ma M5S fa altre promesse: torna la Cassa integrazione

Manovra, Tria rassicura l'Ue. Strada in salita per la flat tax

«Con Tria c'è una visione comune sugli obiettivi per ridurre il debito e perseguire un miglioramento del deficit strutturale. I suoi impegni vanno nella giusta direzione». Il tweet del vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, è ampiamente esaustivo dell'andamento di negoziati tra Italia e partner europei nell'Ecofin di Vienna. La maggioranza giallo-verde non avrà molto margine di manovra per finanziare i propri progetti perché il nostro Paese deve rispettare gli impegni presi con il Patto di Stabilità: il deficit strutturale dovrà diminuire e dunque anche quello nominale non potrà aumentare più di tanto, cioè qualche decimale di Pil.

La questione relativa a una legge di bilancio che, a parole, veleggia tra i 40 e i 50 miliardi di euro ieri è passata in secondo piano rispetto agli ammonimenti della Commissione Ue. Prima che il vertice entrasse nel vivo, infatti, era stato il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, a strigliare il malcapitato Giovanni Tria. «Voglio credere che realismo e pragmatismo si affermeranno: l'Italia deve avere «un bilancio che consenta di ridurre il suo debito pubblico: sono contro l'austerità ma austerità è una cosa, mancanza di serietà un'altra», aveva dichiarato. «Ai ministri economici della Ue «ripeterò quello che ho sempre detto e che sarà fatto», aveva annunciato il ministro dell'Economia.

I successivi incontri bilaterali hanno perciò seguito un copione predeterminato con gli interlocutori di turno a chiedere rassicurazioni e il titolare del tesoro a spiegare, come già accaduto nei giorni scorsi, che non c'è da preoccuparsi troppo. D'altronde, era stato lo stesso ministero tedesco delle Finanze, Olaf Scholz, a stabilire l'agenda. «In Europa abbiamo un grande compito davanti a noi, ognuno deve assolvere il proprio dovere. Io presumo sempre che tutti si atterranno alle regole europee», ha sentenziato.

E così è andata. Anche perché Tria è consapevole che collocare i titoli del debito pubblico potrebbe diventare un terno al lotto senza rigore e serietà. Il proposito del ministro è stato sempre quello di contenere l'incremento del deficit al di sotto del 2% (1,6-1,7% nel 2019) e quelle linee guida ha continuato a enunciare, speranzoso che Salvini e Di Maio possano farsene una ragione.

Ma quando i nodi verranno al pettine in Italia che cosa accadrà? E soprattutto quale dei due partner di governo sarà costretto a rimangiarsi le promesse elettorali? Occorre sottolineare che, al momento, pare la Lega a essere in posizione maggiormente svantaggiata. La flat tax a tre aliquote (15 miliardi di costo) preannunciata dopo il vertice di giovedì scorso pare essersi già sgonfiata a circa 4,5 miliardi dei quali 3 dovrebbero servire per limare di un punto percentuale l'aliquota Irpef più basa (dal 23 al 22%) e 1,5 miliardi per la rimodulazione delle imposte per imprese e partite Iva.

I pentastellati, invece, non hanno intenzione di rinunciare al reddito di cittadinanza per il quale sarebbero disponibili 10 miliardi dei quali 3 rivenienti dal Rei, il reddito di inclusione. Nonostante i conti sulle coperture finanziarie non tornino poiché c'è da garantire la sterilizzazione delle clausole sull'Iva, Luigi Di Maio ha confermato la reintroduzione della cassa integrazione per cessazione, mentre i ministri della Pa Bongiorno e dei Beni culturali Bonisoli hanno invocato assunzioni.

E anche queste sono spese.

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