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Maradona difende il "condono" di Renzi

Maradona difende la "norma Corona". E accusa il Fisco italiano: "Le sanzioni e gli interessi senza freni non sono tasse"

Maradona difende il "condono" di Renzi

Maradona scende in campo. Non per toccar palla, ma pert schierarsi al fianco di Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan e difendere la cosiddetta "norma Corona". In una intervista al Corriere della sera il Pibe de Oro, che con il Fisco italiano ha un debito ingente, benedice le istanze di voluntary disclosure sui redditi e patrimoni detenuti all'estero e l'ampliamento della platea, tramite la possibilità di optare per un prelievo forfettario, a titolo di imposte, interessi, sanzioni e contributi. La misura, inserita nella legge di Bilancio presentata lunedì notte all'Unione europea, potrebbe aiutarlo a saldare tutti i conti.

"È giusto che il Fisco sia umano e trasparente con i cittadini, dopo tanti problemi anche la gente comune deve essere aiutata - dice Maradona al Corriere della Sera - le tasse si devono pagare, ma senza esagerazioni e ulteriori problemi". lui, però, di pagare non ci pensa proprio. E spiega: "Io non devo nulla. Da oltre venticinque anni mi addebitano ingiustamente una cartella di oltre 40 milioni di euro, con circa 35 milioni di interessi e sanzioni, per una ipotizzata violazione fiscale giudicata inesistente anche da tutti i giudici e comunque - anche se non dovuta - già tutta pagata dal Calcio Napoli con il condono del 2003". Il Fisco italiano, però, sostiene il contrario. E c'è anche chi è convinto che Maradona potrà godere della "norma Corona". "Il problema non sono io, visto che il mio avvocato ha già fatto annullare tutte le somme spropositate ed indecifrabili della mia cartella esattoriale - dice - Equitalia ha fatto appello, ma si ricordi che io sono stato sempre assolto anche dai giudici penali". E chiede: "Chi mi ripagherà dei danni che ho subito?".

Per Maradona il vero colpevole è lo Stato italiano. "Le sanzioni e gli interessi senza freni non sono tasse - argomenta - e lo Stato deve mettere in condizione tutti di pagare i giusti tributi senza altre aggiunte, che poi sono quelle che fanno esplodere il sistema". E conclude: "Il sistema deve essere giusto e ascoltare gli innocenti, non badare solo alle formalità ma alla sostanza: il mio caso - così come tutti gli altri - è emblematico, perché insegna che si tratta di vicende che vanno esaminate nel merito.

E, se lo si fa, si scopre che io non devo neanche un euro allo Stato".

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