Elezioni Comunali 2016

Marchini vede il ballottaggio: "Roma non voterà i traditori"

Il candidato sostenuto da Forza Italia cresce nei sondaggi e non risparmia stoccate agli avversari: "Meloni rappresenta i disastri della giunta Alemanno. E Giachetti si vergogna del Pd"

Marchini vede il ballottaggio: "Roma non voterà i traditori"

Ah, Giorgia, Giorgia. Niente di personale, per carità: «Ma la Meloni, con tutto il rispetto, rappresenta uno dei partiti fondamentali nella gestione di Alemanno», una delle peggiori della storia del Campidoglio. «Lei si è presa i suoi assessori, io voglio i suoi elettori». Quanto alla Raggi «mi sta pure simpatica», però è eterodiretta. «Si faccia coraggio e accetti i confronti, anche se capisco perché scappa: ogni volta che parla recita un copione scritto a Milano e dice delle fesserie tipo la funivia a Roma». E Giachetti? «È il candidato del Pd ma si vergogna tanto da nascondere il simbolo. Non credo che trarrà vantaggio dall'esclusione delle liste di Fassina».

Alfio Marchini sembra in palla. Saranno i sondaggi in ascesa, saranno le difficoltà registrate dai suoi avversari, ma da qualche giorno nel quartier generale dell'ingegnere si respira ottimismo e il ballottaggio appare a portata di mano. «Le rilevazioni mi danno secondo o terzo. Il fatto vero è che c'è un allineamento attorno al 20% di tutti. I romani devono capire che chi ha tradito una volta tradisce sempre. E a sinistra e destra hanno stratradito. Mi accusano di inciucio con Renzi, però non ho sentito una polemica tra Giachetti e Meloni. Negli ultimi 20 anni c'è stato il consociativismo, sinistra e destra di giorno facevano finta di litigare e di notte si spartivano tutto».

La svolta alla corsa l'ha data l'appoggio di Silvio Berlusconi. Disagio? No, Marchini non si sente ingabbiato dal Cav, che oggi presenterà la lista di Forza Italia. «Io predico da tempo il fatto che la politica deve farsi ossigenare dalla società civile. Nel momento in cui qualcuno raccoglie la sfida, dando un riconoscimento forte ad un movimento giovane, io non posso non accettare un atto coraggioso». E pazienza se domenica Berlusconi si sia dimenticato di citarlo, parlando invece di Bertolaso. «Non ci sono rimasto male, gli fa onore perché dimostra che è un uomo romantico, che non scorda mai il suo primo amore. Guido sarà determinante nella mia squadra».

E non è vero, insiste, che la scelta di Fi condizioni il suo movimento. «Hanno aderito in pieno al nostro programma. Tutti gli altri usano Roma come un taxi, noi siamo nati per amore di questa città. In tre anni abbiamo condotto battaglie fondamentali come Affittopoli e Svendopoli e abbiamo sconfitto il Pd, obbligando Marino ad una resa davanti al notaio. Mai come ora siamo stati liberi dai partiti».

E dalle minoranze interne? Dietro, dicono, c'è Massimo D'Alema, che lo nominò consigliere della Rai e con il quale fondò Italianieuropei. «L'endorsement è una favola metropolitana». Persino con il suo amicone Giovanni Malagò non è tenero.

«Siamo d'accordo, le Olimpiadi sono una grande opportunità per la città. Però il Coni deve coinvolgere il consiglio comunale»

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