Cronache

Mariangela, una top gun che volava per la patria

Mariangela, una top gun che volava per la patria

«Volo per la patria», diceva in un'intervista al Tg4 . E nel 2007 Mariangela Valentini, capitano dell'aeronautica militare, era stata insignita del «Premio Coraggio» dall'associazione Ande, a Brescia. Chi era questa giovane top gun piemontese di 31 anni lo hanno anche sintetizzato i suoi amici di Oleggio, in provincia di Novara, confermando le parole che lei diceva: «Mariangela era nata per volare...». E ancora in paese: «Ricordo che il suo desiderio era quello di fare il pilota - racconta Sabrina, amica e vicina di casa - Voleva fare proprio il pilota di caccia, non di linea. Era quello il suo sogno». Già, proprio così.

Ma qualche volta i sogni e la vita vengono portati via in un attimo, magari proprio da un tornado, in questo caso la «T» maiuscola sotto forma di super-jet militare. Anzi due Tornado, con lei nell'incidente di martedì pomeriggio, ore 16,30 sui cieli di Ascoli Piceno, hanno trovato la morte in uno scontro supersonico gli amici-colleghi Alessadro Dotto, Paolo Piero Franzese e Giuseppe Palminteri.

Militari preparati, eccome. E per le donne l'addestramento era uguale, se non di più. Nel profilo della Valentini, nata a Borgomanero e pilota di squadriglia nel 154esimo Gruppo volo del sesto stormo, si legge: brevetto di pilota d'aeroplano sul velivolo SF-260, laurea in Scienze aeronautiche all'Università di Napoli e dal 2006 al 6° Stormo di Ghedi (Brescia); tante ore di Tornado al suo attivo e partecipazione all'Operazione Isaf a Herat (Afghanistan) e nel 2011 all'operazione Unified Protector presso il Task Group Air-Trapani Birgi. «Il percorso che abbiamo seguito - spiegava orgogliosa nel suo ultimo intervento pubblico, che risale a un mese fa, a RaiUno - è esattamente identico a quello dei nostri colleghi uomini. Quindi particolare diffidenza non l'abbiamo incontrata...». Non solo lavoro, impegno nella professione e orgoglio di appartenere all'aviazione. Ma anche progetti privati, «come un giorno potere avere una famiglia», confidava.

Se la ricorda bene il capitano Samantha Cristoforetti, la prima donna astronauta italiana, perché erano compagne al corso Borea V del 2001 all'Accademia aeronautica di Pozzuoli. L'astronauta in questi giorni si trova a «Mosca per l'addestramento», in vista della missione «Futura»; e ha reagito con grande dolore alla notizia della scomparsa di Mariangela.

E ieri, tra le speranze ridotte a un lumicino di trovare qualcuno ancora vivo e notizie sul ritrovamento di corpi, parti di equipaggiamento e d'aereo, il ricordo di quanti conoscevano gli altri piloti: il capitano Alessandro Dotto, il capitano navigatore Paolo Franzese e il capitano Giuseppe Palminteri, che da anni viveva a Brescia. Dal suo profilo di Facebook si scopre tutto il suo orgoglio di appartenere al Sesto stormo «Diavoli Rossi Ghedi». Si era ribattezzato «Giuseppe Chazz Palminteri», un chiaro richiamo all'attore-regista produttore Usa Chazz Palminteri: amava il cinema. Dolore a Nola per Franzese, lui e la sua famiglia stimatissimi in città: suo padre un docente di matematica in pensione in parrocchia era abilitato a portare la comunione agli infermi. Di Dotto parlano gli amici, a San Giusto Canavese (Torino): «Quella di Alessandro per gli aerei era una passione nata da bimbo; aveva visto Top Gun ...

».

 

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