Cronache

Marielle, delitto della vergogna Uccisa dai proiettili della polizia

Narcotraffico e corruzione: le pallottole erano parte di un lotto usato nel 2015 dalle forze di sicurezza per una strage

Marielle, delitto della vergogna Uccisa dai proiettili della polizia

L' esecuzione in stile mafioso - con una raffica di 5 colpi in testa - che in pieno centro di Rio de Janeiro mercoledì s'è portata via Marielle Franco, giovane e coraggiosa consigliera comunale, ha risvegliato come una doccia gelata un Brasile ormai anestetizzato dalla violenza. Perché se la guerra in corso da anni a Rio tra narcos e milizie fa in media 20 morti al giorno nella Cidade sempre meno maravilhosa e sempre più capitale del crimine, la morte di Marielle va oltre. E costringe il Paese del samba a guardare in faccia, si spera senza più ipocrisie, i suoi demoni.

Benché i brasiliani siano poco avvezzi a pronunciare la parola mafia, l'omicidio di questa 38enne nata in favela e riscattatasi dalla povertà attraverso lo studio - sociologa con un master in amministrazione - consegna al mondo, infatti, una nuova Peppino Impastato al femminile, mostrando che il coraggio di denunciare oggi in Brasile uccide, come nella Sicilia di fine anni 70.

Marielle era stata la donna più votata a Rio nel 2016, il quinto consigliere comunale con più preferenze, oltre 46mila. Il suo partito, il Psol, ha il monopolio della sinistra a Rio dov'è più forte del Pt di Lula, che anzi là quasi non esiste. Il suo leader è Marcelo Freixo di cui Marielle ha fatto per anni da assistente. Ed è stato proprio lui a portare la sua bara nel funerale l'altro ieri, singhiozzando come un bambino. È quella scena di affetto estremo ma anche di disperazione che spiega il movente di questo crimine efferato. Di certo le ultime posizioni di Marielle sui social avevano mostrato il suo coraggio. Il giorno prima del suo assassinio scriveva infatti su Twitter «quante altre persone dovranno morire perché cessi questa guerra?», fino ad arrivare a dare un nome ai criminali: «Bisogna gridare perché tutti sappiano quello che sta succedendo ad Acari (una delle quasi 900 favelas di Rio, ndr), dove il 41esimo battaglione della Polizia militare carioca sta terrorizzando i suoi abitanti».

Già perché a Rio in guerra ci sono sì le fazioni criminali come Comando Vermelho, Amigos dos Amigos e, ultimo arrivato, il Primeiro Comando da Capital che domina in Brasile ovunque meno qui, ma anche i paramilitari che controllano un quarto del totale del narcotraffico locale, milizie guidate da poliziotti corrotti pronti a tutto per spartirsi i proventi di cocaina e crack. E il 41mo battaglione è conosciuto proprio per questa sua ferocia al punto che l'Istituto di Sicurezza Pubblica lo ritiene coinvolto in almeno 450 omicidi negli ultimi 5 anni. Più killer che poliziotti insomma.

Non a caso le perizie balistiche ieri hanno rivelato che i proiettili che hanno ucciso Marielle provenivano da un lotto in dotazione alla polizia usato già per una strage che, nel 2015, a Sao Paulo massacrò 23 persone. Di recente la coraggiosa politica era stata nominata relatrice della Commissione per monitorare l'intervento militare a Rio deciso, un paio di settimane prima, del presidente Michel Temer per risolvere il problema del narcotraffico e della violenza in città. «A cosa serve mostrare soldati ovunque se non si fermano i poliziotti e i militari corrotti?», si chiedeva Marielle, critica feroce della decisione presidenziale.

La sua morte era forse già scritta da tempo e la chiave dell'omicidio di Marielle sembra poter essere raccontata da un documentario premonitore, Rio anno zero, della regista Aude Chevalier-Beaumel. In esso si vede il dibattito elettorale del 2012 con Freixo, allora candidato sindaco, che fa i nomi dei capi delle milizie incontrate dal sindaco di Rio dell'epoca, Eduardo Paes. Subito dopo Freixo fu minacciato di morte e costretto a lasciare il Brasile per tornarci solo sotto scorta. La sua condizione di deputato federale da allora lo ha materialmente protetto ma, al suo posto, è stata colpita Marielle.

Che in più era nera, femminista, d'origini umili e, con coraggio, lottava per un Brasile più giusto.

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