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Marino donatore per spot Scontro all'ultimo sangue

Il sindaco versa dopo il rientro dagli Usa senza la quarantena Storace denuncia l'irregolarità, lui lo insulta: è guerra di querele

Marino donatore per spot Scontro all'ultimo sangue

Roma - A caval donato non si guarda in bocca. Con il sangue, però, la storia può essere differente. E infatti il beau geste del sindaco di Roma, Ignazio Marino, che giovedì si è presentato all'ospedale Sant'Andrea facendosi immortalare da cameramen e fotografi mentre dona una sacca di sangue, ha finito per alimentare l'ennesima polemica intorno al primo cittadino chirurgo. Riaprendo anche il tormentone estivo delle sue ferie: è stato solo negli Usa, ai Caraibi non ha mai messo piede. Ma la conferma arriva solo all'indomani della controversa donazione.

Controversa perché Francesco Storace, ieri mattina, ha dedicato al nobile gesto del sindaco un velenoso editoriale sul suo quotidiano online , il Giornale d'Italia . Sotto il titolo «sangue falso», il segretario nazionale della Destra accusa Marino di aver messo in piedi una sceneggiata per mera propaganda. Essendo appena rientrato dagli Usa, infatti, il sindaco secondo Storace non avrebbe potuto donare il sangue. Lo prevede una circolare del centro nazionale sangue, che impone ai donatori rientrati da soggiorni negli Stati Uniti e nel Canada una sospensione cautelativa di 28 giorni, per scongiurare il contagio da virus del Nilo occidentale. Come è noto, l'inquilino del Campidoglio è atterrato a Roma solo lo scorso 3 settembre, e dunque la photo opportunity ospedaliera sarebbe in effetti avvenuta troppo presto, tanto che lo stesso Storace ha chiesto, telefonicamente, anche al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, di fare chiarezza sulla vicenda.

La prima replica, però, è arrivata proprio dal diretto interessato, Ignazio Marino, che ha affidato come di consueto a Facebook la sua stizzita versione dei fatti. «Prima di donare il sangue ieri all'Ospedale Sant'Andrea mi sono regolarmente sottoposto a tutti gli esami specifici richiesti dalla legge nazionale e dalle norme in vigore nella Regione Lazio per i donatori. Naturalmente anche alle verifiche previste per coloro che nei 30 giorni precedenti alla donazione sono stati in Paesi esteri». Buon sangue non mente, insomma. E giusto per far vedere che l'ha presa bene, Marino chiude annunciando querele e buttando lì una diagnosi leggermente iettatoria nei confronti di Storace. Augurandosi, a corollario dell'invito al politico a donare pure lui il sangue, «che venga giudicato idoneo, anche se per il mio occhio clinico presenta profili di rischio che possono precludere una donazione». Occhio clinico e pure iniettato di sangue. Ma anche se a dare man forte a Marino arriva la precisazione del centro nazionale sangue («È prevista anche l'alternativa di una batteria di esami, a cui si sottopone il sangue dopo la donazione stessa, per accertare che non ci siano infezioni, e a quanto si legge per il sindaco è stata seguita questa procedura»), Storace non molla il braccio di ferro ematico. «Se ha fatto altri test per superare le regole del ministero della Salute, Marino ha fatto spendere altri soldi alla sanità», ribatte l'ex governatore.

Che sulla diagnosi non richiesta, infine, fa sapere che controquerelerà il sindaco.

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