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Marino minaccia licenziamenti ma è un assenteista anche lui

Il sindaco fa il duro, ma appena esploso il caso dei vigili "ammalati" è in vacanza ad Harvard. Lasciò Roma anche durante l'allarme alluvione

Marino minaccia licenziamenti ma è un assenteista anche lui

Roma - Linea dura. Tolleranza zero. «Licenziamenti? Non li escludo - annuncia Ignazio Marino - dobbiamo controllare con severità quanto accaduto la notte di Capodanno. Quando saranno completate le verifiche, prenderemo provvedimenti e saranno adottate le sanzioni che la legge consente. Vanno dati segnali esemplari». Pugno di ferro dunque del Comune di Roma contro i vigili assenteisti: adesso però tra gli assenti c'è pure lui, il sindaco, volato in America il 2 gennaio, il giorno dopo la grande epidemia.

No, non sembrava proprio il momento giusto per andare in ferie, ma tant'è. «Sono andato a trovare alcuni amici ad Harvard. Qualche giorno di riposo, poi si ricomincia». La cosa a Roma non è molto piaciuta. «La città è nel caos e su tutti i giornali e il sindaco Marino dov'è? In America, in vacanza da alcuni amici. Quando serve non c'è mai, è come Schettino che abbandona la nave», scrive in una nota, il capogruppo della Lista Marchini in Campidoglio, Alessandro Onorato. Le altre opposizioni gli chiedono di scendere dalla macchina del Campidoglio, di riconsegnare le chiavi e di riprendersi la sua ormai mitica Panda rossa. Tra l'altro non è la prima volta che nei periodi critici Marino sparisce. Era accaduto a novembre, quando la Capitale doveva essere travolta da un'inondazione e la Protezione civile aveva dato l'allerta meteo. «Uscite di casa solo per necessità», aveva avvertito il sindaco. Lui invece non solo era uscito, ma se n'era andato a Milano, in treno, per partecipare all'assemblea dell'Anci.

Strano destino quello di Marino. Mal sopportato dal Pd e «salvato» solo dall'esplosione dello scandalo Mafia Capitale. Fautore della pedonalizzazione e poi sorpreso più volte con la sua Panda in sosta vietata o nel parcheggio del Senato. E ora che il clamoroso autogol degli 835 malati di Capodanno gli ha dato la possibilità di vincere un lungo braccio di ferro contrattuale con i vigili e di passare come il moralizzatore della polizia locale più discussa del Paese, lui che fa? Parte per Harvard.

E dall'America rilascia diverse interviste telefoniche. Parla dell'epidemia: «Con una percentuale che si avvicina al 90 per cento è difficile immaginare che sia casuale. È stata un protesta organizzata e un'azione negativa nei confronti della città, che umilia il corpo della polizia locale, l'amministrazione e fa fare una brutta figura alle tante persone che in Campidoglio ogni giorno si impegnano».

Parla di vendette contro i tagli. «È stata sicuramente una ritorsione - sostiene -. Quanto è accaduto a Capodanno dipende anche dal fatto che ho voluto riscrivere il contratto decentrato e il salario accessorio per i dipendenti del Comune. Prima, ad esempio, c'era un'indennità notturna che per la polizia locale partiva dalle 16 del giorno feriale precedente. Inaccettabile. Ho cancellato questi privilegi e ad alcuni il metodo non è piaciuto». Spiega come se ne può uscire: «Se non entriamo nella convinzione che fare servizio pubblico deve essere legato all'idea di responsabilità e di amore per la propria città, ogni regola può essere infranta. Da medico so che il cambiamento è la cosa più difficile da accettare.

Le reazioni possono essere violente».

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