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Marino paga le multe arretrate ma è tardi per salvare la poltrona

In vista del confronto con il Pd in programma martedì in Campidoglio, prima della riunione del consiglio comunale nella quale dovrà riferire degli ultimi pasticci, il sindaco di Roma si sarebbe deciso a metter mano al portafogli

Marino paga le multe arretrate ma è tardi per salvare la poltrona

Roma - Tempo di pagare. Se non gli errori, almeno le contravvenzioni. Travolto dalle polemiche sul multa-gate, sfiduciato dalle opposizioni, tradito dal falso allarme hacker sbugiardato dal senatore Andrea Augello, sbertucciato in tv dalle Iene che hanno mostrato la sua ormai celebre Panda parcheggiata in sosta vietata (e impunita), fischiato dalla periferia arrabbiata e infine messo all'angolo dal suo stesso partito, Ignazio Marino avrebbe finalmente ceduto.

In vista del confronto con il Pd in programma martedì in Campidoglio, prima della riunione del consiglio comunale nella quale dovrà riferire degli ultimi pasticci, il sindaco di Roma venerdì sera si sarebbe deciso, obtorto collo , a metter mano al portafogli per pagare le multe beccate in estate dalla sua utilitaria mentre per otto volte passava ai varchi della zona a traffico limitato con il permesso scaduto. Probabilmente guidata dalla moglie mentre lui pedalava a favore di telecamere, tanto la zelante avvocatura comunale si è premurata di rimarcare che il pass, pur se rilasciato per ragioni istituzionali, è «sulla targa dell'auto, non sulla persona».

Ma d'altra parte la strategia difensiva a geometria variabile del primo cittadino ha fatto acqua da tutte le parti e fin dal primo giorno. Permessi temporanei «retroattive», autotutele fantasma e altrettanto fantomatici pirati informatici non hanno fatto che mettere sempre più sotto i riflettori la gaffe di Marino, che per giorni non ha voluto ammettere il trattamento privilegiato ricevuto, consapevolmente o suo malgrado, a proposito di quelle contravvenzioni. Dopo aver collezionato autogol, due sere fa a Ignazio - che ha scelto di far finta di niente dopo l'ultima figuraccia - è toccato leggere le dichiarazioni al vetriolo che uscivano dalla direzione romana del Pd. Con i suoi «compagni di partito» che ormai si aspettano l'azzeramento della giunta e/o il ritorno a casa del sindaco, giunto al fondo della sua popolarità.

E così, probabilmente, è scattata la decisione di saldare il conto. Anche se tardivamente, e con il protagonista del multa-gate ormai sotto scacco, è l'ultima mossa rimasta a Marino per cercare di uscire dalle sabbie mobili nelle quali si è cacciato. Poco più di seicento euro che con il senno di poi Marino probabilmente si sarà pentito di non aver speso prima. Anche perché ormai la ricevuta con timbro «pagato» è un'arma spuntata, tantopiù in mano al sindaco che dalla sua elezione ha fatto parlare di sé soprattutto per le pedonalizzazioni e il vertiginoso aumento del costo delle strisce blu e dei permessi per la ztl.

Ma anche se depotenziata, quell'arma potrebbe comunque permettergli di tirare avanti. Contando anche su quella quota del Partito democratico che non vede di buon occhio lui, ma vede anche peggio le elezioni anticipate nella capitale. Per il timore di incassare una batosta - probabile, visti i sondaggi elaborati proprio dal Pd - riconsegnando al centrodestra il governo di Roma dopo nemmeno 20 mesi.

Proprio per questo, se come sembra ha finalmente deciso di pagare il conto, Marino ha tenuto finora la notizia per sé. Perché dopo aver evitato di riferire in aula Giulio Cesare sulla bagarre di questi giorni (proponendo l'altra sera di intervenire in consiglio solo «a mezzanotte», al rientro da Londra), spera che sventolare il presunto beau geste martedì possa apparire come un implicito mea culpa .

Se non nel merito - perché scuse finora non ne sono arrivate - almeno sul fronte della disastrosa gestione della comunicazione a margine della querelle .

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