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Con Marni la novità esce dal baule della nonna

Dai costumi anni '50 agli abiti couture. Stella Jean s'ispira al viaggio e alle donne boliviane

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C'è un problema serio nella moda contemporanea: le fonti d'ispirazione dei giovani stilisti vengono spesso inquinate dal mare magnum del web diventando così troppo ermetiche per trasformarsi in abiti e accessori immediatamente comprensibili. Francesco Risso, 35 anni, da uno alla direzione creativa di Marni, sembra finalmente aver trovato la quadra tra il suo immaginario surreale come l'imperdibile film di Tim Robbins Mrs. Peregrine e la casa dei bambini speciali e una convincente realtà. La bella collezione Marni per la primavera/estate 2018 è infatti ispirata da una caccia al tesoro in cui una moltitudine di donne rovistano dentro ai classici bauli delle nonne dove trovano di tutto: abiti couture, costumi anni Cinquanta, pezzi di pelliccia colorata, ninnoli e gioielli d'ogni tipo. A questo punto della storia entra in gioco una non meglio identificata archeologa dotata di grandangolo per cui tutte queste trouvailles vengono riassemblate in capi e oggetti dalle forme over con (recita una nota per la stampa) «spirito giocosamente infantile, forse Dada». Tradotto in sfilata tutta questo diventa grandi sottane dall'orlo non finito sotto al costume da bagno della nonna trasformato in bustier, gigantesche pellicce di visone coloratissimo con la schiena di raso e chilometriche cinture a nastro per non parlare dei fantastici impermeabili fatti con pezzi di tela cerata a quadretti, rose e papaveri poeticamente assemblati tra loro. Le collane e gli orecchini in ottone con perle scaramazze, grandi cristalli e pezzi di turchese sono di grande buon gusto. Interessante il gioco di proporzioni tra i famosi abiti d'alta moda che diventano tunica sopra a gonne e pantaloni dagli orli scomposti. Bruttine invece le scarpe (stringate da Scaramacai o decolletè da zia) ma nel complesso l'immagine è del tutto in linea con la mistica del brand. Più comprensibile l'idea di Stella Jean che durante un viaggio in Bolivia ha scoperto la storia delle cosiddette «Cholitas Luchadoras» ovvero le donne Aymara che dalle rive del lago Titicaca si sono trasferite a La Paz sublimando nel wrestling anni di abusi, violenze e discriminazioni. Il loro modo di vestire anche sul ring con colori accesi, lustrini, pizzi e passamanerie ricamate diventa il punto di partenza per una raffinata collezione in cui neppure le cosiddette «polleras» (ampie gonne con plissettature orizzontali che indicano il numero dei figli) hanno un sapore smaccatamente etnico. Gaia Trussardi parte invece da qualcosa di più vicino a sé: le gite fuori porta delle famiglie lombarde e la passione per il volo di suo padre Nicola. Il risultato è una gran bel lavoro sull'eleganza all'italiana dove il volo è anche metafora di uno stile sportivo senza tempo ma basato sull'innovazione. Ecco quindi le magnifiche gonne di tulle e strisce di coccodrillo che riprendono la forma della carlinga di un aeroplano, gli abiti per lei con una bellissima stampa a campo di fiori visto dall'alto, quello per lui con un effetto nuvolato, le tute da aviatore al femminile e i colori tra avio e kaki tipici dell'aviazione. Altamente desiderabile la nuova borsa Gita in cocco a due colori. Sulla ricerca cromatica Eleventy scrive un'interessante pagina di stile aerografando a mano i pullover di cashmere nelle tinte del cielo e della terra. In tutti i tessuti e in quasi tutta la maglieria ci sono dei minuscoli punti di luce, mentre la pelle e il camoscio con uno spessore da 0,3 millimetri permettono di costruire una sofisticata eleganza tropicale. Lavinia Biagiotti racconta che la sua prima decisione professionale dopo l'improvvisa e prematura scomparsa della madre Laura è stata assumere tre nuove sarte. Il risultato si vede soprattutto nei bei modelli con la stampa ispirata alla tradizione del Gran tour ottocentesco con la fondamentale tappa di Roma.

Standing ovation nel finale sulle note del duetto dei fiori della Lakhme di Delibes per il ricordo di questa grande donna ma anche per il coraggio della figlia nel portare avanti il suo lavoro.

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