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Maroni dice "no" sul Pirellone

Ira Pd, ma con Marino zitti tutti Critiche al governatore lombardo che scrive «Family day» Silenzio quando il sindaco registrò le nozze gay a Roma

Maroni dice "no" sul Pirellone

Patricia TagliaferriRoma La decisione di illuminare la facciata del Pirellone con la scritta «Family Day», usando le istituzioni per sostenere un'idea che non è quella di tutti, non è piaciuta a molti, ma soprattutto al Pd. La reazione del suo presidente e commissario romano, Matteo Orfini, è immediata: «Quella di Maroni è una scelta sbagliata», dice.E non è certo l'unico, nel partito, a pensarla così. «C'è un dibattito importante in corso nel Paese e nel Parlamento - spiega Orfini - e piegare le istituzioni in questo modo alle proprie posizioni non è una scelta saggia». Eppure, quando a «piegare le istituzioni» a posizioni non proprio condivise dai più era uno di loro, come è accaduto quando l'ex sindaco di Roma Ignazio Marino ha registrato in Campidoglio le nozze celebrate all'estero di 16 coppie gay e lesbiche, tutti zitti. Nessuno, a sinistra, ha avuto nulla da dire. Il solito vecchio vizio della doppia morale. Allora, era ottobre dello scorso anno, si fecero sentire tutti, la Cei definì quella del chirurgo dem una «presunzione arbitraria e inaccettabile», il prefetto Giuseppe Pecoraro su indicazione del ministro Angelino Alfano annullò la trascrizione di alcuni matrimoni, poi intervenne il Tar e pure la Procura. Insomma, un gran parlare. Ma nessuno del Pd ebbe da ridire qualcosa. Lo stesso Pd ora scatenato contro Maroni, la cui scelta viene letta con altri occhi.Anche il vice segretario del partito, Lorenzo Guerini, si fa avanti via Twitter: «Maroni pensa che il Pirellone sia roba sua. Si sbaglia di grosso. È di tutti i lombardi e non si può usare a fini di parte #serietà». Alessandro Alfieri, segretario regionale del Pd, ritiene invece che Maroni possa «legittimamente manifestare dove crede e fare le sue battaglie senza però piegare le istituzioni a proprio uso e consumo». Il capogruppo del Pd in Regione Lombardia, Enrico Brambilla, considera quella del governatore una «grave scorrettezza» e il vicepresidente del Consiglio regionale, Sara Valmaggi, chiede di sospendere l'iniziativa ritenendo «disdicevole» l'uso del Pirellone per «propagandare iniziative di una sola parte». La risposta di Maroni compare su Facebook, dopo che il suo gesto ha infiammato i social network per tutto il pomeriggio provocando un'ondata di reazioni opposte («Come ci si sente ad aver fatto passare Milano per una città retrograda e omofoba?», ha scritto un utente di Twitter).«Anche questa volta i soliti professionisti del politically correct - replica il presidente della Regione Lombardia sulla sua pagina - non sanno fare altro che sputare odio e intolleranza verso chi ha opinioni diverse dalle loro. Mi fanno pena. Noi andiamo avanti per la nostra strada, che è quella giusta: riconoscere i diritti di tutti, certo, ma tutelare la famiglia naturale garantendole (come noi facciamo in Lombardia) tutti quei diritti che la nostra Costituzione stabilisce all'articolo 29: la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio». Critiche a Maroni, comunque, sono piovute da ogni dove. Polemico anche il candidato alle primarie del centrosinistra, Giuseppe Sala: «Chi si occupa di rappresentanza di tutti i cittadini deve rappresentarli tutti». Alle luci del Pirellone risponde anche il cantante Mika. Nel giorno dell'orgoglio Arcobaleno il giudice di XFactor lancia via Instagram un messaggio d'amore universale con la comparsa, sul suo profilo social, di un fotomontaggio del grattacielo con la scritta «Amore=Famiglia».

Di «grave errore» parla il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina: «Le istituzioni sono di tutti e devono essere la casa di tutti i cittadini».

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