Politica

Maroni si difende in Regione «Il mio faro sono le leggi»

MilanoIl commissario Expo Giuseppe Sala è stato sentito ieri dai pm di Busto Arsizio Eugenio Fusco e Pasquale Addesso come persona informata dei fatti nelle indagini per concussione che sono costate un avviso di garanzia al governatore della Lombardia Roberto Maroni e al capo della sua segreteria Giacomo Ciriello. Nel mirino le segnalazioni per due contratti a tempo determinato da sei mesi non alla Regione, ma all'Expo di la Regione è socio e nella società regionale di ricerca e formazione Eupolis. «Induzione indebita a dare o promettere utilità» l'accusa per Maroni che ieri si è presentato nell'aula del Consiglio regionale per difendersi. «Sono assolutamente sereno». Poi, ricordando la fine dall'ex premier Letta a cui Matteo Renzi aveva twittato quel non beneaugurante «#enricostaisereno» si è corretto. «Preferisco dire che sono tranquillo. È tutto regolare, trasparente, legittimo». Sottolineando che al contrario dei titoli dei telegiornali e quotidiani «questa vicenda non ha nulla a che vedere con gli appalti e i lavori per Expo». Perché l'ultimo evento organizzato da Mariagrazia Paturzo per Expo (contratto da 5.417 euro al mese e ufficio nella sede romana di Regione Lombardia) è stato l'incontro a villa Madama per presentare a cento ambasciatori i testimonial Philippe Daverio, Felice Gimondi, Carlo Cracco e Gaetana Jacono. Nessuna intenzione di lasciare il suo posto. «Continuerò a lavorare nel rispetto assoluto delle leggi, il faro che ha guidato i miei vent'anni di vita politica e che sempre guiderà la mia attività».
Ruvida la difesa del segretario Matteo Salvini. «Mi girano le balle, basta! Siamo al delirio, mi viene il dubbio che stiano cercando per forza di tirar dentro un leghista visto che è l'unico partito non coinvolto». Critico il Pd per il quale «in Lombardia c'è un sistema per cui il requisito per avere incarichi è l'affinità politica se non familistica».

Ma per l'ex senatore oggi consigliere regionale di Fratelli d'Italia Riccardo De Corato «andiamo a vedere al Comune di Milano con Pisapia o nelle regioni rosse dove è cinquant'anni che se non hai una tessera non entri da nessuna parte».

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