Politica

Massacrarono anziano, se la cavano coi servizi sociali

Partenza fu ucciso da due minorenni: concessi 30 mesi di messa in prova. L'ira della sorella

Valentina Raffa

Ragusa «L'hanno fatta franca. Una beffa dello Stato contro i più deboli». Non si dà pace Giuseppa, la sorella di Angelo Partenza, l'uomo morto a 64 anni, nella notte tra il 1° e il 2 febbraio 2017 nella sua casa di Modica (Ragusa) per le conseguenze delle botte ricevute da due minorenni, dopo la decisione del collegio del tribunale dei minori di Catania di concedere la messa alla prova per 30 mesi ai due ragazzi, che nel 2017 avevano 15 e 16 anni.

«Hanno ucciso mio fratello dice Giuseppa ma non faranno un giorno di carcere». Lo pestarono colpendolo alla testa e al volto, come da referto medico, botte che Angelo descrisse ai carabinieri come provenienti «da una mitragliatrice», ma sia per il più grande, ora maggiorenne, sia per il minorenne, i giudici hanno previsto un periodo di «recupero», attraverso due programmi differenti (visto che uno lavora e l'altro dovrà seguire un corso professionale) che prevede attività «ricreative» e di volontariato presso un'associazione di Modica e incontri clinici periodici con psicologi insieme ai genitori.

Il procedimento penale è sospeso, non estinto, ma lo sarà se i due imputati (in precedenza rinviati a giudizio per omicidio preterintenzionale in concorso, con l'aggravante «di aver profittato di circostanze di tempo, di luogo o di persona, anche in riferimento all'età, tali da ostacolare la pubblica o privata difesa»), seguiti da un giudice onorario, avranno dimostrato di aver superato il percorso di recupero, con la possibilità per i loro legali di chiedere un termine anticipato rispetto ai due anni e mezzo stabiliti.

Modica come Manduria, continua a ripetere la sorella, ma non negli esiti. «I ragazzi non hanno capito nulla della messa alla prova. Alla fine dell'udienza si scambiavano il cinque con i loro avvocati: una scena vergognosa, se penso che hanno ucciso una persona indifesa e che non faceva male a nessuno. L'unica cosa che hanno capito è che l'hanno fatta franca. Ci scandalizziamo di fatti come Manduria, ma se questa è la giustizia, la società italiana se lo merita».

«Ancora una volta ci troviamo di fronte a una decisione difficilmente comprensibile dice Ermes Trovò, presidente di Studio 3A che rappresenta Giuseppa - Purtroppo ci scontriamo spesso con un sistema che non fornisce gli strumenti per rendere una giustizia equa e adeguata».

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