Politica

Mastella in lacrime in aula: "Io trattato come un boss"

L'ex ministro imputato da sette anni si sfoga con i giudici: "Quante difficoltà per la mia famiglia"

Mastella in lacrime in aula: "Io trattato come un boss"

«Sì, mi sono commosso. Perché parlavo di ciò che è accaduto alla mia famiglia». Le lacrime sorprendono all'improvviso anche una volpe della politica come Clemente Mastella, che ha attraversato Prima e Seconda Repubblica da deputato, ministro, europarlamentare e infine sindaco, e che ora si sente «all'ultimo miglio della vita». Appaiono sul suo volto teso nell'aula del tribunale di Napoli dove mercoledì si è presentato da imputato per rendere alcune «dichiarazioni spontanee». Di fronte ci sono i giudici che - a distanza di nove anni dalle accuse che lo travolsero nel 2008 come leader dell'Udeur e ministro della Giustizia, portando alla caduta del governo Prodi - dovranno emettere la sentenza di primo grado. «Ero diventato una sorta di Provenzano della politica campana. Questi fatti hanno creato uno stato di difficoltà umana e psicologica a me e alla mia famiglia. Lo dico da padre: hanno lasciato in un mio caro familiare un male oscuro dal quale non si è ripreso». A sette anni dal rinvio a giudizio, capi di imputazione smontati (corruzione, concussione, l'associazione a delinquere è prescritta ma pende ancora in Cassazione) e assoluzioni inanellate, resta quest'ultimo filone del processo madre che fece tremare la politica di allora: il pm chiede per lui 2 anni e 8 mesi per induzione indebita ai danni dell'ex governatore della Campania Antonio Bassolino per la nomina all'Asi di Benevento di una persona di fiducia. L'udienza è stata fissata il 15 marzo.

Nel mezzo, il mondo è cambiato, sono arrivate la Terza Repubblica che ora si rituffa nella Prima, la Brexit e l'era Trump, ma le inchieste che mutarono il corso di quegli anni si trascinano in un groviglio processuale che il tempo consegna sbiadito ma indelebile. Come certe macchie difficili da rimuovere. Confida al telefono Mastella: «Il dolore più grande non è l'inchiesta di per sé, che ho affrontato grazie all'unità della famiglia, ma gli effetti che ha avuto sui miei cari». A 70 anni compiuti, la riabilitazione politica gliel'ha già data la città di Benevento, che l'ha eletto sindaco a maggioranza schiacciante «perché il popolo sa chi ruba e chi no». Ma anche se dovesse incassare l'ultima assoluzione giudiziaria, nulla, dice, gli restituirà quella umana. «Ho visto mia moglie, (allora presidente del Consiglio regionale della Campania ndr) venire arrestata». Oggi Sandra Lonardo Mastella è stata assolta da tutte le accuse, «sta bene ma è ancora molto preoccupata per me». A lui restano gli interrogativi sui guai iniziati con l'ascesa a Via Arenula, il sospetto di una «chirurgia giudiziaria» e il «rispetto per l'autonomia della magistratura». Insieme al solito spettro dell'accanimento che in questi anni è tornato a palesarsi nelle «notti insonni e di angoscia». E ora anche nella mancata chiamata di Antonio Bassolino, persona offesa dal presunto reato, tra i teste dell'accusa. Sentito invece dalla difesa, spiega l'avvocato Alfonso Furgiuele, in aula ha negato le circostanze ipotizzate dalla Procura riconducendo la vicenda a un mero «fatto politico» tra Udeur e Margherita. Presto il verdetto.

Un altro castello di carte dietro la crisi di un esecutivo? «Sono sicuro - auspica il legale - che i giudici avranno il coraggio di assolvere l'allora ministro Mastella, anche se questo processo ha provocato la fine di un governo».

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