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Mattarella avvisa il governo: "Con l'Europa si dialoga"

Il capo dello Stato scrive a Conte per evitare irrigidimenti Il premier lo rassicura: «Vogliamo crescita e conti stabili»

Mattarella avvisa il governo: "Con l'Europa si dialoga"

Poche parole, 12 righe appena, ma bastano per spiegare a Palazzo Chigi come evitare il disastro. «Sulla base della richiesta avanzate dalla Commissione europea - scrive Sergio Mattarella - è mio dovere sollecitare il governo a sviluppare, anche nel corso dell'esame parlamentare, il confronto e un dialogo costruttivo con le istituzioni Ue». Io ho firmato la manovra, dice in sostanza il capo dello Stato, voi ora dovete trattare con Bruxelles per mettere «l'Italia al riparo dall'instabilità finanziaria». Giuseppe Conte risponde dopo qualche ora e dal tono della replica non si capisce bene quanto il consiglio del Quirinale sia stato compreso fino in fondo. «Il dialogo con la Commissione è costante e proficuo e c'è il comune intento di lavorare alla stabilità dei conti pubblici». Però, aggiunge il premier, «noi vogliamo un'Italia deburocratizzata».

Un giorno deve richiamare, un giorno aiutare. Gioie e dolori di una difficile coabitazione: ora è il turno della collaborazione, non della bacchettata. Mattarella prosegue comunque nella sua attività di supporto, senza sconti e senza rotture definitive. Il suo «intento» è quello di «tutelare gli interessi fondamentali dell'Italia, con l'obiettivo di una legge di bilancio che difenda il risparmio degli italiani, rafforzi la fiducia delle famiglie, delle imprese e degli operatori economici», scongiurando la mattanza dei mercati. La presentazione della Finanziaria, si legge nella nota, è stata «autorizzata» perché lo richiede la Costituzione, ma poi quella che conta è la firma finale.

Nel frattempo spazio al negoziato. La frase chiave della lettera presidenziale è il sollecito a «un confronto con le richieste avanzate dalla Commissione europea». Secondo il Colle la strada per raffreddare lo spread ed evitare l'attacco della speculazione internazionale ai titoli di Stato italiani passa infatti per un accordo con Bruxelles che tenga conto della «criticità» di una manovra in deficit, con pochi investimenti per lo sviluppo e costruita su una previsione di crescita del Paese che gli istituti neutrali considerano del tutto «irrealistica».

Visto dalla prospettiva del Quirinale, negli ultimi tempi qualche passo avanti è stato fatto. Le due riforme bandiera, le più costose, cioè il reddito di cittadinanza e il pensionamento della legge Fornero, sono state tolte dal testo della Finanziaria e ricollocate negli allegati. Si tratta della bellezza di sedici miliardi di euro, che restano sempre destinati alla realizzazione delle due misure simbolo della maggioranza gialloverde, ma che verranno quantomeno posticipate. Nell'ultima versione quei fondi non sono più vincolati alle due leggi ma possono, almeno in teoria, essere usati anche per altro, come ad esempio la riduzione del deficit. La mossa è astuta. Di Maio e Salvini possono sostenere che reddito di cittadinanza e quota 100 si faranno ma intanto viene in parte disinnescata la reazione dei mercati.

Forse non basterà a salvarsi da una procedura europea di infrazione, però può servire a calmare le acque, soprattutto se si continuerà a trattare. Per questo Mattarella ha scelto una linea soft, di riduzione del danno, e non un richiamo duro, che avrebbe solo inasprito la contesa. Nella formulazione iniziale, la manovra lo avrebbe messo di fronte a una scelta drammatica: consentire il default del Paese o scatenare la tempesta politica con l'Italia verso le urne in esercizio provvisorio di bilancio. Adesso l'alternativa è quanto meno rinviata.

E si spera che, tra Parlamento, moral suasion e abboccamenti con Bruxelles, qualcosa cambi ancora.

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