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Da Mattarella a Berlusconi un coro: "Ricordare contro i nazionalismi"

Il monito capo dello Stato: Il germe della violenza c'è ancora Il Cavaliere: «Oggi come allora l'antisemitismo è xenofobia»

Da Mattarella a Berlusconi un coro: "Ricordare contro i nazionalismi"

Roma - Storie vecchie? Una pagina girata? Mica tanto. Sono passati 72 anni da quando le truppe sovietiche abbatterono i cancelli di Auschwitz-Birkenau e scoprirono l'esistenza dei campi di sterminio. Settantadue anni sono tanti, eppure oggi, dice Sergio Mattarella, dobbiamo ancora chiederci «come è possibile che sotto forme diverse che vanno dal negazionismo, alla xenofobia, all'antisionismo, a razzismi vecchi e nuovi, al suprematismo, al nazionalismo esasperato, al fanatismo religioso - come è possibile, ripeto che tuttora si sparga e si propaghi il germe dell'intolleranza della discriminazione della violenza». E anche Silvio Berlusconi non lo considera un capitolo chiuso: «Occorre ricordare che, oggi come allora, l'antisemitismo è la forma più turpe di xenofobia e di aggressione alla dignità dell'uomo».

È la giornata della memoria, cerimonie e manifestazioni in tutto il mondo per non dimenticare la Shoah e gli altri genocidi nazisti. Per Berlusconi «le forme di razzismo che ancora circolano nel mondo, il nuovo antisemitismo legato al peggiore integralismo islamico, l'ostilità preconcetta verso il mondo ebraico, sono tutte espressioni della stessa tendenza». Insomma, «per tanti, per troppi, l'ebraismo è una fede e una tradizione culturale da sopprimere, per noi invece bisogno riconoscere a Israele la stessa dignità degli altri popoli occidentali».

Il Papa ha sempre avuto molti amici ebrei. È lui stesso a raccontarlo alla delegazione dell'European Jewish Congress ricevuta in Vaticano. «Ricordare è importante - afferma Francesco - perché questa tragedia umana non si ripeta più».

Al Quirinale, nel Salone dei Corazzieri, le celebrazioni alla presenza del presidente della Repubblica e delle massime autorità dello Stato. «La realtà dei campi di sterminio - spiega Mattarella - va oltre l'umana comprensione e oltre i limiti delle possibilità di espressione». Ma anche se ci provoca orrore e dolore, «nulla deve fermare la nostra volontà di ricordare: questa ricorrenza non serve solo per un giusto omaggio alle vittime, ma ci impegna a contrastare sempre ogni seme e ogni accenno di derive che ne provochino oblio o addirittura ne facciano temere la ripetizione».

Il capo dello Stato, citando la scrittrice ebrea tedesca Hannah Arendt, attacca revisionismo storico e negazionismo: «Il suddito ideale del regime totalitario non è il nazista convinto o il comunista convinto, ma colui per il quale la distinzione tra realtà e finzione, tra vero e falso non esiste più». E chiude citando i 650.000 militari italiani deportati nei campi tedeschi «perché dopo l'8 settembre si rifiutarono di servire Hitler, una pagina di storia, colma di sofferenza e di coraggio, che è parte integrante della Resistenza italiana e che non sempre è adeguatamente conosciuta».

«Non dimenticare l'Olocausto, ricordare le terribili lezioni del '900, alimentare le ragioni della nostra libertà; scrive in un tweet Paolo Gentiloni. Laura Boldrini invita «a non abbassare mai la guardia, dobbiamo sempre essere vigili contro e il razzismo». Anche Pietro Grasso ricorda la tragedia di tanti uomini «la cui unica colpa era quella di non essere ariani, considerati quindi alla stregua di un rifiuto da smaltire». E in Campidoglio Virginia Raggi incontra alcuni rappresentanti della comunità ebraica sopravvissuti allo sterminio.

Li abbraccia e si commuove.

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