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Mattarella blinda Minniti Schiaffo ai ministri pro Ong

Il ministro dell'Interno minaccia le dimissioni, ma il Quirinale e Gentiloni si schierano col Viminale

Mattarella blinda Minniti Schiaffo ai ministri pro Ong

Non era certo una «mediazione» del premier Paolo Gentiloni a poter risolvere con un colpo di bacchetta magica le tensioni scaturite da due modi contrastanti di interpretare il «sistema di soccorso» varato dal governo. La linea «dura» di Minniti contro quella un po' «colabrodo» di Delrio. Magari un encomio informale da parte di «ambienti del Quirinale» al ministro dell'Interno e al Codice di condotta varato per le Ong però aiuta. Il presidente Mattarella apprezza l'uno e l'altro, si fa sapere per vie ufficiose. E in serata, assieme a Gentiloni, fa quadrato attorno a Minniti che minaccia le dimissioni, dopo essere stato oggetto di critiche, soprattutto fra i sostenitori delle Ong, per il codice di condotta.

E così passa in secondo piano il Consiglio dei ministri di ieri, che si è risolto in una mezz'oretta scarsa, senza trattare l'argomento, tanto che Minniti neanche c'era. La decisione, presa a margine, ancora una volta ha rispettato il low profile che il premier issa come tratto distintivo. Il pensiero di Gentiloni è noto e risente di una mediazione «a monte»: tra una linea mediatica simil-dura fatta propria da Renzi, e quella più versata all'afflato «umanitario» richiesto dal Vaticano, oltreché alle regole internazionali del soccorso in mare. La «stretta» sull'arrivo dei migranti, così, non autorizza molto di più che un aumento dei controlli. La chiusura dei porti, anche nei conciliaboli a margine del Cdm, è esclusa. Ma anche Palazzo Chigi fa filtrare un apprezzamento per il lavoro del Viminale, codice Ong incluso. Lo scopo, fanno capire dall'entourage del premier, è di cancellare l'idea di divisioni nel governo e apparire compatti anche nella complessa partita diplomatica che si gioca in Libia. Cosa che non ha impedito al ministro Guardasigilli, Andrea Orlando, di dar voce alla linea morbida verso le Ong «non firmatarie» del codice. «Dobbiamo disciplinare questo settore molto delicato - ha detto - senza correre il rischio di una criminalizzazione indistinta». Il problema, chiarisce Orlando, «non è delle regole che diamo, ma dei messaggi che facciamo passare: le Ong possono essersi macchiate di comportamenti non esemplari, ma hanno svolto un ruolo importantissimo. Far passare il messaggio che si tratti di una promanazione degli scafisti è sbagliato». Nessuno spazio, perciò, alle opposizioni sullo scandalo delle «non firmatarie» che, non potendo più attraccare nei porti (su questo Minniti è stato drastico), chiamano la Guardia costiera per far trasbordare i migranti. «Per noi nessun problema - ha dichiarato un dirigente di Medici senza frontiere - Se queste sono le nuove modalità ci adeguiamo... Vorrà dire che si faranno i trasbordi che si continuano a fare ugualmente, anzi più di prima...».

Intanto solo la prudenza gentiloniana sembra capace di tener assieme la baracca, sperando che non sia un incidente a far saltare il banco. E confidando sui dati, ieri prontamente diramati dal Viminale, che parlano di 3.289 migranti in meno (il 3,3%) sbarcati in Italia rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso (96.438 contro 99.727).

Segno che la linea del «bastone e carota» con Minniti qualche frutto forse lo dà.

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