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Mattarella mediatore con la Ue per aiutare il governo sui conti

Il presidente prova a convincere Bruxelles, Merkel e Hollande a rinunciare a scontri sulla manovra

Mattarella mediatore con la Ue per aiutare il governo sui conti

Roma - Muto? No, «io non sono un arbitro silente ma discreto». Pochi proclami, niente riflettori, molta moral suasion, perché «la cosa importante», spiega Sergio Mattarella a un gruppo di studenti che incontra al Quirinale, «è evitare che nascano problemi». E ce n'è proprio uno, grosso, dietro l'angolo, la manovra bis che la Commissione europea ci chiede di fare. Una correzione di conti da 3,4 milioni che Bruxelles pretende presto, subito, entro il mese, e che invece Palazzo Chigi e soprattutto Matteo Renzi vorrebbero far slittare a dopo le primarie del Pd. Interessi contrapposti, ma nei prossimi giorni il capo dello Stato medierà «attivamente» tra il governo italiano e i leader della Ue.

Il 25 marzo i sessant'anni dei Trattati di Roma verranno celebrati con vertici e manifestazioni che culmineranno con una cerimonia solenne in Campidoglio. Mattarella, per l'occasione, ha in agenda una serie di appuntamenti mirati: oggi inviterà a colazione sul Colle i presidenti dei Parlamenti europei, il 22 parlerà davanti alle Camere riunite, con la presenza degli eurodeputati italiani, e il 25 riceverà a pranzo i capi di Stato e di governo. Tra un brindisi e un discorso ufficiale, Mattarella troverà il modo di perorare con la Merkel, Hollande e gli altri la causa italiana. Senza entrare troppo nei dettagli, perché vuole evitare invasioni di campo, cercherà comunque di avvicinare le parti. Il suo obbiettivo è quello di mettere al riparo il governo Gentiloni, scongiurando un pericoloso scontro con la Commissione e l'apertura di una costosa procedura di infrazione contro l'Italia.

Il presidente-sminatore quindi è già al lavoro. «Io cerco di convincere in silenzio», dice ancori ai ragazzi. «La persuasione proclamata può servire forse a rivendicare il merito di aver evitato qualche problema, ma l'importante non è rivendicare i meriti, è evitare che nascano i problemi». Una efficacia discreta, questo è il succo della filosofia presidenziale. Certo, la politica «non solo in Italia» è diventata «aspra», il dibattito è un ring e il confronto tra i partiti si snoda «attraverso aggressività vicendevoli e la ricerca degli slogan più efficaci per danneggiare l'avversario, con l'unico obiettivo di conquistare qualche voto in più». Eppure il direttore di gara, sostiene Mattarella, non deve fischiare sempre, semmai «interviene quando il meccanismo si inceppa, quando c'è qualche motivo di crisi». Naturalmente il presidente della Repubblica «deve anche occuparsi di prevenire le difficoltà, di evitare che si verifichino e questo richiede un'azione di persuasione morale, di convincimento, che viene fatta con maggiore discrezione».

Quanto poi alle cose di casa nostra, per Mattarella occorre abbassare i toni, «altrimenti la democrazia si deprime». É giusto, persino ovvio e «indispensabile che in Parlamento si confrontino posizioni diverse e lontane».

Però «la differenza di idee e di soluzioni alternative non è incompatibile con il rispetto reciproco, che appartiene invece a quel patrimonio comune di fondo che bisognerebbe coltivare e preservare sempre perché ci deve essere un'alleanza sui valori di fondo, sulla nostra casa comune».

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