Politica

Mattarella riconosce il diritto a difendersi

Roma Finalmente è arrivata una mezza grazia per Antonio Monella, l'imprenditore di Arzago d'Adda, in provincia di Bergamo, condannato a sei anni per aver sparato ed ucciso il bandito che lo stava rapinando. Finalmente il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è accorto che in Italia c'è un problema sicurezza e che la legittima difesa è una norma del nostro ordinamento giuridico piuttosto maltrattata. Troppo spesso dimenticata.Dopo una mobilitazione senza precedenti della società civile e della politica, e dopo ripetuti appelli, tra cui quello di Vittorio Feltri al ministro della Giustizia Andrea Orlando, che ora ha dato parere favorevole al provvedimento di clemenza, il Capo dello Stato ha firmato la grazia parziale di due anni per Monella, in carcere dall'8 settembre del 2014, al quale ora rimane da espiare una pena residua inferiore ai tre anni, che potrà scontare ai servizi sociali. Quello dell'imprenditore bergamasco fu un caso che fece scalpore. Era la notte tra il 5 e il 6 settembre 2006 quando uccise un albanese di 19 anni che con altri tre malviventi gli stava rubando la Mercedes parcheggiata sotto casa. Venne svegliato dai rumori mentre dormiva con la moglie e i due figli. Spaventato e con l'intenzione di difendere i suoi familiari, imbracciò il fucile che deteneva regolarmente e fece fuoco dal balcone in direzione dell'auto sulla quale stavano fuggendo i balordi, un colpo raggiunse la macchina, l'altro il fianco dell'albanese che poco più tardi venne abbandonato sanguinante in un pub. Ricoverato d'urgenza morì l'indomani mattina. Per Molella è l'inizio di un incubo. Non è più una vittima dell'illegalità, non è più un povero cittadino sorpreso in casa dai delinquenti, ma un freddo assassino. Dopo otto anni di processi e tre condanne si presenterà spontaneamente in carcere per scontare sei anni e due mesi di reclusione per omicidio volontario dopo aver atteso invano che la presidenza della Repubblica si esprimesse sulla richiesta di grazia. Davanti ai giudici l'imprenditore aveva cercato inutilmente di dimostrare che non era sua intenzione uccidere. Anche le perizie gli avevano dato ragione, ma la tesi dell'eccesso colposo di legittima difesa, seppur sostenuta anche dal pm, non è piaciuta al giudice, convinto che il reato fosse più grave. Tutto da rifare, dunque. Neanche il tentativo della difesa di puntare tutto sulla nuova normativa sulla legittima difesa - entrata in vigore poco prima del fatto e per la quale in caso di violazione di domicilio il padrone di casa può agire per difendere non solo se stesso e i propri familiari ma anche i propri beni - è servita a salvare Monella da una condanna per il peggiore degli omicidi, il volontario. Feltri dalle pagine del Giornale si era interessato più volte al caso e si era rivolto al ministro Orlando per segnalare il paradosso di un Paese dove un cittadino che spara ad un bandito che sta rubando è da sbattere in galera mentre il balordo ucciso è una povera vittima i cui familiari vanno risarciti, sollecitando il Guardasigilli a rivedere la legge. Gli appelli, alla fine, hanno avuto l'effetto sperato. Al termine dell'istruttoria del ministero, il presidente Mattarella ha firmato la grazia parziale che aprirà la strada all'affidamento ai servizi sociali. È il riconoscimento di una realtà italiana: l'incubo delle rapine in casa.

Ieri il Capo dello Stato ha anche espresso personalmente la sua vicinanza al sindaco di Cento per la morte di Cloe Govoni, l'anziana di 84 anni morta tre giorni fa dopo essere stata massacrata dai ladri, pregando di estendere il messaggio alla famiglia.

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