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Mattarella si chiama fuori: "Io sono solo l'arbitro"

Il capo dello Stato si smarca dal governo: «Il Quirinale non compie scelte politiche, quelle toccano al Parlamento»

Mattarella si chiama fuori: "Io sono solo l'arbitro"

Tranquilli, dietro Conte non c'è il Colle e l'avvocato del popolo non è il nuovo Monti: il partito del presidente, dice Sergio Mattarella, semplicemente non esiste.

«Il Quirinale non compie scelte politiche, che competono ai partiti presenti in Parlamento». Però lui «è l'arbitro, il garante del funzionamento della rete istituzionale», fischia, ammonisce e comunque dirige la «partita», richiamando tutti «al rispetto delle istituzioni e ai conseguenti obblighi, limiti e doveri». Adesso ad esempio, niente crisi: «Nella maggioranza ci sono divisioni, tensioni, persino contrapposizioni», ma la Repubblica «ha bisogno di un clima di fattiva collaborazione». E niente strappi con Bruxelles. Già ci è andata di lusso con l'Europa «nel negoziato per evitare la procedura d'infrazione», scongiurata grazie ai buoni uffici del capo dello Stato, ora evitiamo di «isolarci» e di dare spazio alle offensive digitali esterne dei nuovi Grandi Fratelli. «L'egemonia di pochi colossi è pericolosa e assume una pervasività sconosciuta. Anche questo settore della comunicazione deve rispettare i principi democratici e liberali». Con chi le l'ha? Forse con le cyber guerre scatenate dalla Russia di Putin.

L'Italia infatti, secondo il presidente, non può abbandonare le sue tradizionali aree di riferimento, la Ue e la Nato, che hanno salvato e mantenuto la nostra libertà. Con Bruxelles, in particolare, è bene che ci diamo una regolata. «Non c'è futuro fuori dall'Unione. Di fronte alle numerose sfide di carattere globale, in un mondo sempre più condizionato da grandi soggetti, i singoli Paesi si dividono tra quelli che sono piccoli e quelli che non hanno capito di essere piccoli». Grandi, capaci di competere con Washington, Mosca e Pechino, «si diventa solo insieme». C'è, è vero, in Europa una diffusa volontà di cambiamento, l'esigenza di meno burocrazia, questo però non significa che bisogna rompere. Anzi, noi italiani i risultati li abbiamo ottenuti proprio trattando. «È stato saggio mantenere rapporti costruttivi con la Commissione spiega l'arbitro del Colle - I provvedimenti del governo sui conti hanno incontrato la fiducia dei mercati, fatto scendere lo spread e rianimato la Borsa. Si è evitato uno scenario che avrebbe pesantemente ipotecato il futuro del Paese».

Adesso, se vogliamo «favorire la crescita e migliorare l'occupazione», se ci interessa evitare altri guai alla fine dell'anno, tocca mettere da parte le risse e continuare «in questo percorso virtuoso». Veniamo da «due mesi di dura campagna elettorale» per le europee, ci aspettano «altre prove» elettorali, le «tensioni dentro la maggioranza aumentano». Ma, in vista della prossima manovra, che già parte con l'handicap di una trentina di miliardi da trovare per sterillizzare l'aumento dell'Iva, «la conflittualità» non «aiuta ad assumere decisioni sollecite e tempestive». Insomma, dice ai gialloverdi, smettetela di litigare e cercate di «assicurare il buon andamento della vita nazionale in tutte le sue dimensioni, da quella sociale a quella economica».

In una parola, governate. Per Mattarella la cosa più importante è «restare dentro il processo rassicurante per investitori, risparmiatori e imprenditori». Vista dal Colle, oggi la crisi sembra più lontana: la finestra elettorale è chiusa e tra una decina di giorni Sergio Mattarella se ne andrà in vacanza alla Maddalena, nella sede dell'ammiragliato, pronto a reimbarcarsi in caso di cataclisma. Fino a settembre non dovrebbe succedere nulla, ma, dicono alcuni consiglieri nella Sala della Feste durante la cerimonia del Ventaglio, «con quelli non si sa mai: sono saltate tutte le vecchie regole». In passato dei presidenti del Consiglio attaccati così, come Conte da Salvini, si sarebbero dimessi all'istante. Però, insiste il capo dello Stato, la politica la fanno i partiti. Il presidente «prende atto» e non ha disegni precostituiti. Se il governo cadrà, si seguirà la procedura consolidata.

Quanto alla magistratura, travolta dalla scandalo del Csm, Mattarella spera che il ciclone passi in fretta: «L'integrità e il prestigio del Consiglio sono essenziali per l'indipendenza e l'autonomia della magistratura». Chiusura su Internet senza regole: «Non esistono non-luoghi, ma spazi in cui interagiscono persone.

La dimensione digitale deve rispettare la Costituzione.

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