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Mattarella sulle riforme bacchetta i politici: basta caccia ai Pokemon

Il Colle stoppa le polemiche su referendum e possibile spacchettamento. L'ira dei grillini

Mattarella sulle riforme bacchetta i politici: basta caccia ai Pokemon

Sì, c'è Pikachu sul Colle, nascosto forse tra i giardini e la Manica Lunga del palazzo, ma, dice Sergio Mattarella, è inutile cercare di acchiapparlo. E anche gli altri mostri giapponesi, come la data del referendum e lo spacchettamento dei quesiti, lasciateli pure perdere. «In queste settimane - si lamenta il presidente - a proposito del referendum istituzionale mi è parso di assistere a discussioni un po' surreali, quasi sulla scia della caccia ai Pokemon». E invece, spiega, non ci sono segreti, complotti con Palazzo Chigi per favorire il sì, intrecci con la Finanziaria o slittamenti programmati: «La data non è stabilita perché non è possibile farlo». Matteo Renzi, che ha incontrato Theresa May, sarà contento: ha ancora margini di manovra. Però, aggiunge il capo dello Stato, ora basta con le personalizzazioni. «Il confronto si deve svolgere sul merito della riforma perché l'elettorato si esprima con piena consapevolezza, nella sua sovranità». È un referendum, non è mica un voto sul governo.

Come dei compiti per le vacanze, i messaggi quirinalizi partono l'ultimo giorno di scuola prima di chiudere per ferie, durante la cerimonia del ventaglio. Primo, non mettetemi in mezzo in giochetti politici. «Si è detto che vi sarebbe uno spostamento della data, qualcuno ha pure invitato perentoriamente ad indicarla». Ottobre? Fine novembre? Dopo la legge di Stabilità? Saperlo adesso è impossibile, come appunto «la caccia ai Pokemon». «La procedura è regolata dalla legge e l'iter per la fissazione può essere avviato soltanto dopo che la Cassazione avrà comunicato quali sono le richieste ammesse. La Corte, che valuta la loro regolarità, ha tempo fino al 15 agosto».

Secondo avviso: la strada dello spacchettamento, cioè la divisione in più quesiti, indicata periodicamente da vari esponenti del sì e del no, non è praticabile. È troppo tardi. «Va chiarito - dice Mattarella - che le forze politiche non avrebbero avuto alcun potere né possibilità di discuterne, così come non ne avrebbe avuto il capo dello Stato. Infatti a fronte di una richiesta, soltanto la Corte di Cassazione avrebbe potuto decidere».

Terzo, finitela con le risse perché certe polemiche fanno solo male al Paese. «Dovremmo stare attenti a evitare espressioni violente, oltraggiose e ingiuriose. C'è bisogno della collaborazione di tutti. Nei periodi di crisi un grande Paese ha il dovere di essere unito, per infondere forza e fiducia e alimentare la speranza». Mattarella finisce, però, nel mirino dei grillini. «Per noi non è affatto surreale conoscere la data del referendum: è un diritto che i cittadini sappiano il prima possibile quando andranno a votare» dice Alessandro Di Battista. Mattarella «ha perso l'occasione per tacere», rincara la dose il pentastellato Danilo Toninelli. Poi, però, arriva una parziale correzione di rotta con i parlamentari del M5S della commissione Affari costituzionali della Camera: «Governo e maggioranza fanno il gioco delle tre carte.

Oggi Mattarella è dovuto intervenire per fare chiarezza».

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