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Mattarella vero arbitro Così il Colle archivia il metodo Napolitano

Ha gestito la crisi in modo neutrale e deciso Re Giorgio invece indirizzava e ammoniva

Mattarella vero arbitro Così il Colle archivia il metodo Napolitano

Gli ha dato i compiti: e al primo posto c'è la legge elettorale, da «favorire» con «neutralità». Ma poi ci sono le banche da mettere in sicurezza, i conti pubblici da contenere, il rapporto con l'Europa da ricucire, il G7 del 2017 da organizzare, i terremotati da soccorrere. Gli ha messo fretta: oggi la lista dei ministri, domani la fiducia, mercoledì il decreto per salvare Monte Paschi, giovedì il Consiglio europeo. Gli ha dato pure qualche dritta: non è il caso, gli ha spiegato il capo dello Stato, che mantenga l'interim della Farnesina. Ma le pressioni finiscono qua perché, per la prima volta dopo anni, quello che è nato non è un governo del presidente.

Giorgio Napolitano infatti non abita più qui, al suo posto c'è un notaio, un «arbitro» che da quando è al Colle interpreta il ruolo in modo opposto. King George indirizzava e ammoniva, lanciava in pista e faceva muro, Sergio Mattarella invece ha soprattutto «ascoltato». Durante la crisi l'unico braccio di ferro che ha ingaggiato, con Matteo Renzi, l'ha vinto. Non si può votare subito con questi due sistemi scoordinati, ha detto all'inizio, e infatti non si voterà prima della sentenza della Consulta e di una nuova legge. Per il resto ha lasciato il gioco nelle mani del partito più rappresentato, il Pd, spingendolo a fare in fretta e controllando se attorno al nome indicato, Paolo Gentiloni, c'erano consenso interno e una maggioranza in Parlamento.

Mattarella è «soddisfatto». La crisi era difficile ed è stata risulta in una settimana, prima della riapertura dei mercati finanziari. Non è il governo del presidente, ma nemmeno il governo contro il presidente. L'incontro tra i due, oltre le formalità di rito dell'incarico, è stato «caloroso». Il capo dello Stato, raccontano, apprezza infatti «la capacità di dialogo, il curriculum di lungo corso nelle istituzioni e la conoscenza dei meccanismi» della Repubblica dell'incaricato. Sulle riforme «ci si attende» che l'esecutivo passi la mano alle Camere e in questo senso sono state molto ben accolte le prime parole di Gentiloni, che ha dichiarato di voler «accompagnare e favorire» la legge elettorale. Insomma, Mattarella si aspetta che il governo non si inserisca in prima persona e che mantenga una posizione di «maggior neutralità rispetto al passato», con una volontà di aiutare favorendo il dialogo e svelenendo il clima.

Quanto alla durata, il Quirinale non può certo autorizzare la nascita di un esecutivo a tempo, perché i governi non sono yogurt con la data di scadenza. Qualunque presidente della Repubblica è perciò chiamato dalla natura del mandato a fare di tutto per tutelare la legislatura. Però, una volta approvata la legge elettorale, Mattarella non praticherebbe l'accanimento terapeutico e, se Pd e Cinque Stelle, più Lega e Fdi, insistessero a chiedere il voto subito, difficilmente potrebbe evitate lo scioglimento anticipato. Resta da capire che significa subito: Consulta, più decreto attuativo, più presidenza del G7, più scatto dell'indennità per i parlamentari, più Finanziaria dell'anno prossimo, ed ecco che gran parte del 2017 rischia di essere coperta dal nuovo esecutivo. Quando un treno parte..

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