Politica

Matteo esulta: un passo avanti Ma poi frena sulle adozioni

La mossa per recuperare il voto cattolico Salvini ai sindaci: «Non celebrate le nozze»

Francesca Angeli

Roma «Sindaci ribellatevi, non celebrate le nozze gay». Matteo Salvini invita primi cittadini e amministratori locali alla disobbedienza contro «una legge sbagliata che è l'anticamera delle adozioni gay». Il leader del Carroccio dunque si spinge oltre la scelta del candidato sindaco per Roma, Alfio Marchini, che aveva subito chiarito che la sua è una scelta personale e che le leggi vanno comunque rispettate. Tra gli indignati per l'approvazione delle nozze gay in effetti soltanto Salvini si spinge a richiamare il principio della «disobbedienza civile», tra l'altro in Italia caro soprattutto ai radicali che si ispiravano a Gandhi. All'invito di Salvini risponde subito ma per respingerlo Stefano Parisi, candidato sindaco del centrodestra sostenuto anche dalla Lega a Milano. «Il sindaco non deve fare atti dimostrativi - dice Parisi - C'è una legge e se dovessi essere eletto la applicherei». Identico concetto espresso anche da Giorgia Meloni, in corsa per il Campidoglio. In serata il premier Matteo Renzi precisa: «Nessuno ha diritto a disapplicare la legge». Un messaggio indiretto a Marchini, che replica: «Ha detto un'ovvietà».

Ferma la condanna della Chiesa che però non si appunta tanto sul merito del provvedimento quanto sulla scelta della fiducia. Dopo l'intervento del segretario Cei, monsignor Nunzio Galantino, che aveva parlato di una «sconfitta per tutti» la voce più critica si leva da Radio Vaticana. Tocca a Flavio Felice delle Settimane sociali Cei definire il passaggio della fiducia «uno scivolone non da Stato liberale, intollerabile dal punto di vista costituzionale». E a destra nella galassia dei politici cattolici c'è chi si sta già organizzando per indire un referendum abrogativo. Tra questi gli azzurri Maurizio Gasparri e Lucio Malan.

A dichiarare guerra senza esclusione di colpi al governo Renzi è il popolo del Family Day ed il suo promotore, Massimo Gandolfini. «Con il voto finale sulle unioni civili si uccide la democrazia - attacca Gandolfini - Si privano i bambini del diritto di avere un padre ed una madre con una legge che ha violato ogni prerogativa del dibattito parlamentare». Gandolfini promette di fermare Renzi votando no al referendum costituzionale in ottobre e fa appello al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, affinché consideri tutti i profili di incostituzionalità del testo. Il Family Day attacca anche il ministro Maria Elena Boschi con un tweet definito sessista dal Pd.

Renzi esulta. «È un giorno di festa - dice - siamo al passo con gli altri paesi europei». Ma il premier è pure consapevole che ora si apre una frattura con l'elettorato cattolico. «Il dissenso di una parte del mondo cattolico è comprensibile. Ma le cose giuste vanno fatte». E nel tentativo di ricucire i rapporti rallenta sulla riforma delle adozioni che una parte del Pd vorrebbe far partire subito per aprire alle coppie gay.

«Non so se ci sono le condizioni parlamentari», frena il premier.

Commenti