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Matteo lancia il treno contro i sondaggisti: vinco io

Renzi sicuro: «Nei collegi Grillo non toccherà palla. Con il 40% riuscirò a evitare le larghe intese»

Matteo lancia il treno contro i sondaggisti: vinco io

Roma - «Siamo l'unica forza del centrosinistra europeo in grado di vincere», assicura Matteo Renzi.

Nel giorno della partenza (più volte rimandata) del treno targato Pd, l'ex premier fa mostra di grande ottimismo. Fino a sfidare la sorte e riesumare quell'obiettivo 40 per cento che, dice, «abbiamo già raggiunto due volte: la prima alle Europee e fu un gran bel risultato. La seconda, al referendum, è stata molto meno bella. Ma non c'è due senza tre». Con il nuovo sistema elettorale, se il Rosatellum passerà indenne la settimana prossima al Senato, «la coalizione che raggiunge quella percentuale avrà i numeri e la maggioranza per governare da sola», ricorda Renzi. E senza bisogno di larghe intese: «Voglio vincere le elezioni perché è l'unico modo per evitare la grande coalizione. Io sono d'accordo con i socialisti europei sul no alla grande coalizione. Con una differenza: loro hanno perso in Germania, ora anche in Austria. Noi invece vogliamo vincere».

E fuori dalle dichiarazioni ufficiali, ai suoi spiega che lo schema di gioco della prossima campagna elettorale sarà questo: centrosinistra contro centrodestra, l'un contro l'altro armati ma che si riconoscono reciprocamente il ruolo di unico antagonista, per lasciare meno visibilità e spazio politico possibili al terzo incomodo grillino. Ora si vota uniti per il Rosatellum, poi ci si divide il campo da gioco. Con l'obiettivo di far scattare la logica del «voto utile», o Renzi o Berlusconi, tagliando fuori non solo la ridotta della sinistra anti-Pd («Non vedo spazi per un quarto soggetto elettorale, però») ma anche i Cinque Stelle. E per evitare quell'incubo «terzo posto» che, a guardare le previsioni di voto, si sta per materializzare in Sicilia.

I sondaggisti attribuiscono al partito di Casaleggio jr la possibilità di prendersi un bel pacchetto di collegi tra Campania e Sicilia, dove il voto ribellista e populista va forte? Renzi non ci crede: «Nei collegi difficilmente Grillo toccherà palla - ragiona - e i sondaggisti non tengono conto del fatto che questa legge è come il primo turno delle amministrative, e quindi M5s sarà più basso».

La campagna elettorale è già impostata, dunque. Ma nel giorno della partenza del treno l'ex premier si tiene ben lontano dal «chiacchiericcio quotidiano della politica». E svicola anche di fronte alle domande dei cronisti sul caso Visco e sul siluro partito dal Pd verso Bankitalia. Con il suo avallo, ovviamente, ma lui non apre bocca: «Di questo ha già parlato Matteo Richetti», dice indicando il portavoce dem che lo affianca nel tour ferroviario. «Io sono qui per ascoltare, più che per parlare. E per confrontarmi con gente reale su questioni reali, come abbiamo fatto oggi».

La partenza dalla Stazione Tiburtina di Roma è sottotono: ai cronisti il binario del treno Pd viene comunicato solo all'ultimo istante per evitare che centri sociali o simili organizzino contestazioni. Ci sono ministri (Delrio e Martina), il governatore del Lazio Zingaretti, il presidente dei deputati Rosato, molti parlamentari. E c'è un nutrito drappello di under 18, i cosiddetti Millennnials, giovani arruolati alla causa renziana. Tra Lazio e Umbria si snoda la prima giornata ferroviaria: incontri con imprenditori delle eccellenze italiane (che si radunano all'abbazia di Farfa e elogiano il Jobs Act, «ne faremo un altro» assicura l'ex premier), visite ad aziende modello (la Azzurra che produce sanitari nel distretto della ceramica a Civita Castellana) e ad aziende in crisi (la Sgl di Narni).

Nella cittadina umbra arriva anche il bagno di folla, e l'applauso dei cassaintegrati cui Renzi e il viceministro Teresa Bellanova assicurano l'intervento del governo per riaprire la fabbrica, comprata dai cinesi.

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